Bimbo nel pozzo, terminati gli scavi: i minatori sono sottoterra

Un’attesa senza fine, tentativi disparati, tutti ogni volta falliti. Sono giorni che i soccorritori cercano soluzioni alternative per gestire una situazione che ormai è al limite. In Spagna, tutti sono vicini al piccoloJulen, il bimbo precipitato domenica 13 Gennaio in un pozzo, in Spagna, dopo un volo di 110 metri.

Ieri, un errore di calcolo ha costretto i soccorritori ad ampliare il tunnel parallelo che era stato costruito in precedenza, per la necessità di impilare i tubi che, troppo grandi, non riescono a passare nel tunnel, troppo piccolo. “I tubi non superano i 40 metri di profondità e si bloccano”, ha detto Juan López-Escobar, direttore generale dell’Associazione degli Ingegneri delle Miniere del Sud, che consiglia in loco la squadra che esegue gli scavi. Poi, il rivestimento del tunnel ha impiegato dalle cinque alle sei ore, e il riempimento del terreno ne ha richieste due o tre, come riportato da Il Messaggero. “Questo è ciò che può accadere”, ha detto l’esperto, “quando si trapana a casa, e trovi un muro duro, il trapano balla e si allontana dal centro. E questo è successo con la perforazione. Il tubo, che è dritto, non può raggiungere la profondità che cerchiamo. Hanno dovuto rimuoverlo per rimettere il trapano con un diametro più grosso”.

I lavori di perforazione sono terminati questa mattina alle sei, e i minatori si sono preparati a scendere fino ai 60 metri di profondità. Sono otto i membri della Brigata di soccorso minerario che, una volta giù, scaveranno a mano e con i picconi il tunnel che li dovrebbe portare dal bambino. I lavori sono organizzati nel dettaglio: si scenderà a turni di due persone – perché la capsula di metallo che li porterà sotto terra non può contenerne di più. Poi, ogni 40 minuti, si daranno il cambio con altri due minatori. I rischi sono numerosi, e, in più, non c’è certezza che Julen si trovi davvero in quel punto dove lo si sta cercando, ovvero a circa 70 metri di profondità. Il bimbo non è mai stato localizzato e, dopo un primo pianto subito dopo la caduta, non ha dato segni di vita.

Ormai, siamo all’undicesimo giorno, e le possibilità che lì sotto Julen sia vivo sono al minimo. Negli ultimi giorni si sono accumulati ritardi su ritardi, errori di calcolo commessi dai tecnici, e condizioni meteo poco favorevoli per un lavoro del genere. Siamo alla fase finale, comunque. Si spera che domani, in un modo o nell’altro, il bimbo riuscirà a vedere la luce.

Chiara Feleppa

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Fonti: La Vanguardia, Il Messaggero

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