Palestre e piscine chiuse fino 5 marzo, dopo si vedrà. E le regole saranno rigidissime

Si apre un piccolo spiraglio per il ritorno all’attività, a partire dal 5 marzo, di palestre e piscine dopo mesi di chiusure e contestazioni. 

Palestre e piscine potrebbero riaprire il 5 marzo
Getty Images/Hugh Hastings/Archivio

Con l’avvicendamento imminente a Palazzo Chigi, dove Mario Draghi dovrebbe prendere nel giro di qualche giorno il posto del Premier uscente Giuseppe Conte, molte delle regole che hanno caratterizzato gli ultimi mesi – finalizzate al contenimento della pandemia di Covid-19 – potrebbero essere riviste. E se sul fronte degli spostamenti tra Regioni, la scadenza del provvedimento per il 15 febbraio suscita qualche affanno e qualche dubbio su cosa potrà accadere a partire da lunedì prossimo, molte altre delle regole attualmente in vigore saranno valide fino al 5 marzo, con la possibilità per il nuovo Governo di intervenire per modificarle.

Novità potrebbero registrarsi sul fronte delle palestre e delle piscine, che potrebbero dopo mesi di chiusure e proteste tornare a svolgere le loro attività – pur se nel quadro di restrizioni ferree già fissate dal Ministero dello Sport e validate dal Comitato Tecnico Scientifico. Il criterio fondamentale, naturalmente, resterebbe legato all’esigenza di evitare qualsiasi tipo di aggregazione o assembramento: in palestra, quindi, sarebbero concesse soltanto lezioni individuali, mentre nelle piscine andrebbe considerato uno spazio minimo di 10 metri quadri per ogni persona presente all’interno della struttura.

Nel documento del Cts si legge che se da una parte rimane la preoccupazione rispetto al “riscontro potenziale di aggregazione tra persone all’interno degli impianti sportivi“, è considerato dall’altra “particolarmente importante il ritorno alla fruizione delle attività fisiche, soprattutto nei soggetti in età evolutiva e negli individui con patologie croniche e negli anziani, nei quali il benessere psico-fisico acquisisce una dimensione fondamentale sullo stato di salute“. Parole che lasciano intravedere un approccio meno rigido rispetto a quello tenuto negli ultimi mesi dal Comitato. Anche se, come sempre, il passo decisivo dovrà poi farlo il nuovo Esecutivo.

Naturalmente se l’impianto generale degli ultimi Dpcm – che prevede la divisione in zone di rischio delle diverse Regioni – dovesse essere mantenuto, la ripresa delle attività sportive sarebbe modulata sulla base della fascia in cui i vari territori saranno collocati, seguendo il principio della “massima cautela“. Nelle zone rosse, palestre e piscine sarebbero quindi destinate a rimanere chiuse, mentre qualche attività individuale – e nel rispetto del distanziamento – potrebbe essere consentita nelle aree arancioni. In zona gialla, a questo potrebbe aggiungersi il ritorno agli allenamenti per gli sport da contatto e di squadra anche a livello dilettantistico, sempre attraverso la garanzia da parte delle società del rispetto dei protocolli di sicurezza varati dal Cts.

Il documento del Comitato elenca inoltre una serie di regole generali, che andranno seguite nel momento in cui palestre e piscine torneranno in attività: durante lo svolgimento di attività sportive dovrà sempre essere mantenuta una distanza di almeno due metri, che può aumentare in determinate situazioni: in piscina, come accennato, la distanza minima sarebbe di 10 metri. Tutti gli attrezzi, i materiali e le aree di utilizzo dovranno essere sanificati ed igienizzati dopo ogni utilizzo e non sarà possibile lasciare negli spazi comuni indumenti personali, che dovranno essere riposti all’interno di zaini e borse. Sarà vietato l’uso delle docce, così come quello di tappetini “comuni“: ognuno dovrà portare e utilizzare esclusivamente il proprio. Gli operatori, infine, saranno obbligati a indossare la mascherina.

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