Salvini ne chiede l’arresto, la Procura si muove. Cosa rischia la Comandante di Sea Watch

Carola Rackete rischia ma ha detto di sapere a cosa andava incontro: la comandante della nave Sea Watch 3 ha deciso di forzare il blocco navale voluto dal  Ministro dell’Interno Matteo Salvini.  Il Viminale vietava all’imbarcazione di attraccare in porto per far scendere in territorio italiano i 42 migranti raccolti al largo della Libia.  Il divieto trae legittimità dal Decreto Sicurezza bis entrato in vigore il 15 giugno dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri e la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il divieto, dunque, è perfettamente legittimo.

Carola Rachete - Leggilo

Magari fra qualche tempo se ne pente, Carola Rackete, la comandante, già idolo per alcuni, che ha forzato il blocco. Perchè, passata l’euforia del momento, ragionando a mente fredda c’è da sperare, per chi ne approva l’operato, che la Procura abbia la mano leggera. Certo lei, Carola Rackete, sapeva.  E l’arresto non è stata una sorpresa. Il divieto di transito, sosta e accesso in acque italiane fu notificato a bordo della Sea Watch dalla Guardia di Finanza. E ora la Procura di Agrigento, competente per territorio, ha formalmente aperto un fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedire a navi da guerra. Cosa rischia il capitano Carola Rackete?

Il provvedimento consente al Ministro dell’Interno di “imitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza pubblica“. E in particolare in situazioni in cui si tema che venga violato il testo unico sull’immigrazione. Il decreto intende “prevenire” il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina proprio quello in cui è incorso Carola Rackete. Per avere validità, il blocco deve essere controfirmato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e da quello della Difesa. Il documento era stato regolarmente sottoscritto dai titolari dei tre Dicasteri. “Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”, ha detto Rackete prima di rompere le indugi, esponendosi a tutte le conseguenze del caso.

Multa

La Comandante della nave  Carola Rackete e l’armatore, in base a quanto previsto dal Decreto Sicurezza bis, possono incorrere in una sanzione amministrativa da 10mila a 50mila euro. La multa è comminata dal Prefetto competente per territorio, in questo caso Agrigento. Nel merito, scrive Agi  le Fiamme Gialle avrebbero predisposto una sanzione amministrativa di 16 mila euro alla Comandante, all’armatore e al proprietario di Sea Watch. Era comunque un problema già abbondantemente risolto nelle ore immediatamente successive al tentativo di entrare in porto, con donazioni pervenute alla Ong tedesca, proprietaria di Sea Watch che, ad oggi, si aggirano intorno ai 200 mila euro.

La confisca della nave

Sea Watch non sembra tuttavia rischiare la confisca: non è la prima volta che Sea Watch cerca di approdare alle coste italiane, ma questo provvedimento è previsto dal Decreto in caso di reiterazione del reato. Questa condotta non è imputabile alla Sea Watch, anche se per ragioni solo formali in quanto la reiterazione è computata a far data dall’approvazione del decreto. Durante le precedenti violazioni  il divieto non esisteva quindi in questo caso non sembra potersi applicare  “la sanzione accessoria della confisca”. Anche in questo caso spetterebbe al Prefetto emanare l’atto esecutivo.

Gli illeciti penali attribuibili a Carola Rackete

E’ escluso un processo per direttissima, secondo l’Ansa, ipotesi che si era fatta largo nelle ore successive alla violazione del blocco. Quale che saranno le scelte della Magistratura certo è che il Ministro dell’Interno valuta come penalmente rilevanti gli illeciti compiuti da Carola Rackete e la tesi non è infondata: nel caso della Mare Jonio il comandante si è visto opporre le stesse contestazioni dalla Magistratura:  favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’aver rifiutato di obbedire a una nave da guerra.

Sono gli illeciti per cui sarebbe indagata la comandante Carola Rackete. Per questo reato il codice della navigazione prevede pene fino a due anni di carcere, che salirebbero da tre a dieci anni se venisse contestata dalla Procura di Agrigento anche la “resistenza contro nave da guerra”. Oltre alla disobbedienza nei confronti di  una nave militare alla Comandante è contestato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, punibile con il carcere da 5 a 15 anni nei casi più gravi. E se a quest’ultimo reato fosse associato l’aggravante dell’associazione a delinquere scrive Open il fascicolo sarebbe trasferito alla direzione Antimafia di Palermo con un quadro sanzionatorio ancora più grave. Ma è un’eventualità ancora lontana da venire, se hai salvato migranti, ti chiami Carola e, aspetto non secondario, sei di nazionalità tedesca.

 

Fonte: AGI, Ansa, Open

 

 

 

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