“Ci sono le sigarette e la birra, vieni”. E la ragazzina, 13 anni, andava con i braccianti

Soldi, birra, vino, sigarette, o la possibilità di potersi fare una doccia o avere un posto dove dormire la notte. Questi erano le ricompense per cui una donna romena faceva prostituire la figlia, una ragazzina di 13 anni, con braccianti agricoli delle serre di Ragusa.

Ragusa madre fa prostituire figlia - Leggilo
Foto d’archivio

Una storia di prostituzione, favori e degrado quella accaduta a Ragusa. E’ la storia di una madre che faceva prostituire la figlia, una ragazzina di soli 13 anni, in cambio di favori e alloggi. La vicenda, che purtroppo non è nuova alle cronache, è venuta fuori nel mese di marzo, durante alcuni controlli disposti dalla Polizia di Stato per il contrasto dello sfruttamento lavorativo. Gli agenti della Squadra Mobile di Ragusa, infatti, hanno notato una ragazzina “dagli atteggiamenti non consoni alla sua età”, sottolinea Adnkronos, e hanno così deciso di approfondire cercando informazioni sul suo nucleo familiare. Così, è emerso che la ragazzina aveva abitualmente rapporti sessuali con uomini anche molto più grandi di lei ma il tutto non sarebbe stato spontaneo, bensì gestito dalla madre che controllava il giro di clientelismo. A finire in manette la donna – una rumena – due italiani e due marocchini, di cui un novantenne. L’accusa nei confronti della madre è di sfruttamento della prostituzione minorile mentre i 4 devono rispondere del reato di violenza sessuale.

Il caso è passato alla Procura della Repubblica di Catania che ha aperto un’inchiesta – denominata Greenhouse – e ha autorizzato gli inquirenti ad intercettare le conversazioni telefoniche avvenute tra la ragazzina e la madre. Conversazioni scioccanti, in cui è emerso che la piccola aveva rapporti con uomini di ogni età, dai 30 ai 90 anni, oltre che la sua stanchezza e l’intenzione di denunciare. La vittima è ora affidata ad un centro di ascolto specializzato della Polizia che, con l’aiuto di una psicologa, mentre gli inquirenti passano al vaglio le conversazioni. Un cliente, ad esempio, dice: “Ho preparato due sigarette, la birra e tutto pronto…. ti aspetto”. La Procura della Repubblica di Ragusa ha richiesto la convalida del fermo della madre che il Giudice per le Indagini Preliminari ha accolto, applicando la misura cautelare in carcere per tutti gli indagati tranne che per il novantenne, al quale è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di Vittoria dove è residente. 

Inizialmente i primi rapporti sessuali avvenivano nelle campagne di Acate, in provincia di Ragusa, all’interno degli impianti serricoli, dove la ragazzina lavorava e consumava rapporti sessuali con i braccianti agricoli nord africani, rumeni e italiani. E’ emerso anche che la ragazzina veniva portata dalla madre a casa di un anziano dove faceva la cameriera, in cambio anche solo di una doccia. Oppure, la donna offriva prestazioni sessuali – della figlia – in cambio di ospitalità in case al mare, a Marina di Acate, in inverno disabitate. Le due infatti vivevano in situazioni disagiate. 

La madre anziché proteggere la sua bambina, la sfruttava percependo somme di denaro o altre utilità come vino, birra, sigarette, una doccia o una casa dove poter dormire”, si legge nelle carte degli inquirenti, informa LaPresse. E ancora: “La bambina è stata talmente tanto adultizzata da credere di poter avere rapporti sessuali con maggiorenni tanto che nelle ultime settimane aveva intessuto una relazione sentimentale con un marocchino di 30 anni. La piccola non si è resa conto perché non ha mai conosciuto la differenza, ovvero la vita che merita una bambina della sua età”. Sembra anche che in zona tutti fossero a conoscenza di quanto accadeva, ma nessuno ha mai denunciato. Dalle intercettazioni è emerso anche che tutti gli indagati avessero avuto notizia che la ragazzina era stata portata via e che stavano prospettando una fuga.

Fonti: Adnkronos, LaPresse

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