“Chi è contro Greta Thunberg è un fascista”

Chi è contro Greta Thunberg è fascista. Cattivo. Sporco. Non ha cura per il mondo. Non ha buon senso. Non apprezza che una ragazzina voglia cambiare il mondo. Chi è contro Greta Thunberg non può essere contro Greta Thunberg. Ecco perché. 

"Chi è contro Greta Thunberg è fascista" - Leggilo

Si chiama “effetto Greta Thunberg” ed è quello che ruota ormai da mesi intorno ad una ragazzina di sedici anni, con le treccine e gli occhi grandi, che se ne va in giro per le capitali a predicare la fine del mondo. La colpa è degli adulti cattivi che non rispettano l’ambiente. Lei invece sì. Gli adulti cattivi che devono darsi una mossa per salvare il clima e lottare contro lo spreco. “Svegliatevi”, sembra dirci Greta puntandoci contro il suo dito e i suoi occhioni sbarrati. “Svegliatevi branco di idioti”, idioti non l’ha mai detto ma è quello che si percepisce facilmente nelle sue parole. E se c’è chi ci sta a ricevere attacchi gratuiti da Greta, c’è anche chi non vuole e rimanda al mittente.

Il “j’accuse” che la bimba porta avanti da mesi fa storcere il naso, e non è neanche, se vogliamo, una questione di non condividere i suoi principi. Perché è apprezzabile, in fondo, che una sedicenne si interessi di clima e all’ambiente invece che giocare con le bambole. Ma ci vorrebbe anche un po’ di umiltà, di buon senso, e di cura nel pesare le parole. Invece Greta non ha né umiltà, né buon senso né tatto. L’atteggiamento, che se vogliamo può essere considerato il modus operandi della sua vita da ecolgista d’assalto, incrina la posizione della sedicenne che, a quell’età ha certamente più cose da apprendere che non da insegnare.

Cosa ha scoperto Greta Thunberg ?

E’ un enfant prodige, Greta, una piccola Mozart della climatologia? Ma no, è una piccola divulgatrice spinta su un palcoscenico e facilmente strumetalizzabile. Lo sono gli adulti, figuriamoci  una ragazzina. La povertà culturale di Greta è inevitabile, vista l’età e l’evidente assenza di genio: non ha pubblicato nulla a suo nome o, almeno, niente che potrebbe dirsi un testo scientifico o innovativo. Legge discorsi redatti dal ghostwiter di turno e non sa tenere un contraddittorio sui temi per i quali è famosa. Il suo raggio d’azione sarebbe dovuto essere quello dell’auditorium scolastico o di qualche circolo ambientalista di provincia. Dopo qualche anno avrebbe potuto iniziare a studiare seriamente quello per cui si era un po’ interessata da bambina  e diventare climatologa, sul serio, o geologa. O qualsiasi cosa avesse voluto.  Invece e diventata altro e non si capisce cosa, se non un piccolo idolo per qualche idealista erratico che ha trovato nell’inconsistenza di Greta l’appodo dove piantere un vellisso e inziare una battaglia sul nulla, in attesa di crescere anche lui.

Qualcuno ha finto di prenderla sul serio, ma ecco che Greta non risponde ad un professore che le domanda qualcosa sul clima, sfugge e chiama qualcuno per dire di non avere tempo, Non ha tempo per confrontarsi con qualcuno che, se l’età non inganna, avrebbe qualcosa da insegnarle. Dicono che dipende dalla sindrome di Asperger, di cui sarebbe affetta. Sarà: ma questo deficit nella comunicazione non le ha impedito di diventare famosa e mai le ha dato fastidio nei momenti topici, quando doveva prendere un microfono e dire al Mondo come doveva comportarsi.

Il marketing di famiglia

E quando si scorge, dietro la sua figura, un prodotto di marketing e pubblicità – legato alla vendita del suo libro e quello della madre – la posizione della ragazzina vacilla e alimenta dubbi sulla sua buona fede. Tanto più se la vediamo muta mentre osserva Landini che le regala magliette e tessere onorarie della CGIL; oppure mentre è inneggiata dai radical come una leader di non sa bene cosa. Quello che si fa a fatica è vedere realmente è Greta in Greta. E allora la sua figura si riempie di ombre e la sua lotta ambientalistica si tinge di sfumature politico-sociali.

E’ qui che una certa Sinistra, dopo aver depauperato e svenduto un patrimonio di diritti e la sua stessa Storia, la accoglie a braccia aperte. Perchè è una piccola icona che si può usare agilmente, Greta, quasi tascabile, dopo che tutti gli altri miti sono stati smontati e svenduti, senza ritegno, alla porcilaia del mercato e della finanza.

Greta, se ha cambiato qualcosa, finora, è stato il modo in cui la gente comune percepisce le piccole figure messianiche che giungono a noi con il dito puntato. Greta è stata d’impatto fino ad un certo punto. Dopo – vista l’obiettiva inconistenza della sua figura – è inziato il rigetto. E chi non l’apprezza non è né bigotto, né retrogrado, né invidioso.  Semplicemente coltiva il dubbio. Un metodo di pensiero che il pensiero laicista – e di Sinistra –  ha custodito come asse portante della libertà stessa.

“Se non l’amate allora siete dei fascisti”

Ma guai ad avere dubbi sulla trecce venute dal freddo. Emblematico è un commento di Fanpage – l’agenda Moleskine di una Sinistra ridotta a brand multicolore, impalbabile come una crisalide – un commento vacuo e livoroso che accusa i detrattori di Greta, senza riserve. Perchè si girano “dall’altra parte”. Perchè sono sicuramente dei “fascisti” scrive Fanpage. Ed anche qui, ci sarebbe da chiedersi cosa c’entri il fascismo o la politica, con Greta. Ma sorvoliamo. Per ora, a conti fatti, “l’effetto Greta Thunberg” non pare stia salvando il pianeta. Sta solo dividendo il mondo in buoni e cattivi, laddove i cattivi sono coloro che non inneggiano la sedicenne. Chi la adora vuol far credere che una ragazzina diventata famosa in pochissimo tempo  sia miracolosamente scevra da deviazioni o manipolazioni politico-sociali. Come se sia un caso che la piccola sia diventata famosa in un mapo senza qualcosa di veramente originale da dire. Come se sia facile ricevere attenzioni da tutto il mondo ed essere invitati al Senato.

Insomma, l’unica chance per non essere additati comi i cattivi del Mondo è credere al Greta, incondizionatamente. Ma, insomma c’è modo di rigettare le accuse? E se non fossimo fascisti, nè retrogradi, ma solo stanchi delle Grete che spopolano per il mondo, o dei moralismi di una Giulia Viola Pacilli qualunque.

L’unica cosa che conta, al mondo, è come agisci: più di ciò che dici o predichi. E il modo, inteso come garbo, fa pendere l’ago della bilancia sull’affezione, l’indifferenza o il fastidio verso qualcuno. Non c’è garbo, in Greta. Ed è per questo che molti non la amano. Le sue morali restano in gola e noi non non si riescono a mandar giù. Ma certo, dovremo comunque sopportare le perle di Greta ancora per un po’. Fino a quando la ragazzina non cadrà nell’oblio. E il Mondo, non per questo, rinuncerà ad essere green. 

Chiara Feleppa

Fonte: FanPage

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