Perseguita la ex per anni, e alla fine imbratta la tomba della figlia morta “Tua madre è una troia”

Dopo numerosi insulti rivolti alla ex durante gli ultimi anni e lo sfregio sulla tomba di famiglia, un’ uomo è stato condannato per 6 mesi.

È successo in Piemonte, Villanova d’Asti. È una storia di violenza, la storia di un uomo incapace di accettare la fine di una relazione, che è arrivato a compiere uno sfregio che lo ha portato alla condanna.

ANSA/ANGELO CARCONI

L’uomo, 54 anni, nato in Calabria, ha perseguitato l’ex compagna Elisabetta per anni prima della denuncia ai carabinieri. Dopo la rottura della relazione nonostante lei non volesse più vederlo, lui insisteva al telefono e attraverso i social in modo ossessivo dicendole che dovevano stare insieme e che non poteva avere altri uomini, arrivando perfino a contattare l’altro figlio. Si presentava senza invito e senza preavviso davanti casa di lei, saliva sulla sua auto, la bloccava fuori impedendole di salire. L’elenco delle sue persecuzioni è lunghissimo: “Mentecatta, hai problemi mentali – così le scriveva su Whatsapp e su Facebook – dobbiamo vederci, se volevo farti del male l’avrei già fatto, non rompere i coglioni, mi fai ribrezzo, vai insieme al tossico sporco e fatto del tuo amico… che schifo, str**”; e poi il profilo falso dal quale la insultava sui social, insultando il nuovo compagno e ridicolizzando il dolore della donna per la perdita della figlia morta nel 2017. A gennaio 2020 avrebbe aggredito la donna al cimitero, prendendola per entrambe le braccia con la forza e stringendola a sé contro la sua volontà, mentre ella si era recata da sola per bagnare i fiori sulla tomba della figlia. Poi lo sfregio finale, la scritta sulla foto di sua figlia infilata nella tomba di famiglia: “Tua madre è solo una tr**, non starci male” e l’incisione della scritta “sei una tr**” sulla panchina di cemento di fronte alla tomba di famiglia con un chiodo di ferro.

Da quel momento in poi l’ordinanza restrittiva, un divieto di avvicinamento, che impediva all’uomo di reiterare le sue condotte criminali, sollevata insieme alla condanna a 6 mesi di reclusione con pena sospesa per la condizionale e 5mila euro per il risarcimento dei danni. “Faticavo a credere nella giustizia – racconta Elisabetta – per questo non ho denunciato subito, mi ha perseguitato per molto ma poi, grazie al brigadiere Lampis ho trovato il coraggio di denunciare tutto. Ho ricevuto tanto male e non voglio fare del male, tante volte ho lasciato stare, mi hanno obbligato i carabinieri della caserma a sporgere denuncia. L’avvocato di Elisabetta,  Caterina Biafora spiega: “La cosa che mi ha sorpreso è che il giudice, anche se l’imputato è stato condannato, ha ritenuto non necessario mantenere la misura cautelare del divieto di avvicinamento. Io sono terrorizzata per Elisabetta, ho paura che questa persona, con tutto quello che ha fatto in passato, possa ripresentarsi sotto casa sua e reiterare le stesse condotte o fare di peggio”. Adesso Elisabetta ha paura per la sua incolumità: “Spero che se ne stia buono per i fatti suoi, è una persona violenta che deve essere aiutata”.

 

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