Se i rifugiati ucraini hanno il Covid e non si vaccinano non è un problema, dice Andrea Crisanti

Il professor Andrea Crisanti reputa sia di poca o nulla importanza se gli ucraini che stanno arrivando in Italia non sono vaccinati. Intanto i medici hanno diverse opinioni sul vaccino russo Sputnik.

Il Ministero della Salute informa che nelle ultime ventiquattro ore i casi totali di Covid – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 73.357 unità. Da ieri 118 morti. I ricoveri salgono di 29 unità mentre in terapia intensiva +5 assistiti da ieri.

Continuano ad arrivare in Italia gli ucraini in fuga dalla guerra. La maggior parte di essi non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti Covid e chi l’ha ricevuto ha avuto il russo Sputnik sulla cui validità ci sono pareri discordanti all’interno della comunità scientifica.

Il professor Andrea Crisanti – ordinario di Microbiologia all’Università di Padova – con enorme stupore da parte di tutti ha asserito che è ora di dire basta alla caccia ai no vax spiegando che, tra l’altro, la maggior parte dei morti di Covid sono soggetti fragili ma vaccinati. Lo scienziato ha puntualizzato che, in particolar modo, i rifugiati ucraini che stanno arrivando in Italia – per la maggior parte, circa il 63%, non vaccinati – pure fossero infetti, a questo punto non farebbero più alcuna differenza: “Bisogna finirla con la caccia all’ultimo no vax. Se in una settimana accogliamo 100.000 ucraini e, supponiamo, che il 10% di essi siano infetti, ovvero mettiamo circa 10.000 persone, queste non impattano a livello epidemiologico nel momento in cui abbiamo oltre 700.000 positivi a settimana in Italia” – le parole del microbiologo patavino. Ben diverso è stato, ai tempi, il discorso per milioni di italiani costretti a ricevere tre dosi di vaccino per poter continuare a lavorare in alcuni casi – sanitari, operatori scolastici, Forze dell’Ordine – piuttosto che per salire sui mezzi del trasporto pubblico anche locale – autobus, tram, metropolitane – o per andare al cinema, a teatro, in palestra, per fare visita ad un paziente in ospedale o in una casa di riposo, per sedere ai tavolini di un bar. Ma quei tempi, ormai, appartengono al passato a quanto pare e, anzi, il professor Crisanti spinge affinché vengano meno tutte le misure restrittive quanto prima.

Oltre al fatto che appena il 30% dei rifugiati ucraini sono vaccinati, sorge anche un secondo problema: in Ucraina è stato somministrato il vaccino russo Sputnik, attualmente non riconosciuto come valido dall’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco. Il professor Fabrizio Pregliasco – virologo dell’Università Statale di Milano e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi – ha avanzato la richiesta di riconoscere al più presto il farmaco russo in modo che anche i rifugiati possano ottenere il Green Pass senza dover fare un tampone ogni due giorni. Ma perché Sputnik non è stato approvato dall’Europa? Eppure in Russia, Ucraina e persino a San Marino è stato inoculato e non pare aver dato particolari effetti collaterali. La professoressa Antonella Viola è stata tra le prime voci a levarsi per dire “no” allo Sputnik in Italia e in Europa. Secondo l’immunologa il vaccino russo non funzionerebbe: “No, non è un buon vaccino, non funziona e i dati non sono mai stati mostrati con chiarezza” – ha precisato l’esperta. Ancora una volta nella comunità scientifica i dubbi sono più delle certezze. Del resto, lo sappiamo, la medicina non è come la matematica: si va avanti per tentativi, anche quando si tratta di vaccini.

 

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