“Dove si chiudono le scuole vanno chiusi anche i negozi”

Tra oggi e domani il Governo dovrebbe prendere una decisione definitiva sulle nuove misure restrittive da introdurre in aggiunta al Dpcm entrato in vigore il 6 marzo: si fa strada l’ipotesi di una super zona rossa. 

super zona rossa
Mario Draghi/Thomas Lohnes/Getty Images

Ore decisive nelle discussioni all’interno del Governo per l’introduzione di eventuali nuove misure restrittive che, appare ormai quasi certo, andranno a rendere più rigido l’impianto di norme introdotte dal primo Dpcm Draghi, entrato in vigore il 6 marzo. L’andamento dell’epidemia preoccupa: tutti gli indicatori sono in costante peggioramento e la crescente diffusione delle varianti ha fatto scattare l’allarme, lanciato nei giorni scorsi prima dall’Istituto Superiore di Sanità e poi dal Comitato Tecnico Scientifico.

Certo, la partita che porterà alla decisione sulla nuova stretta è complessa: al tavolo siedono in tanti, con forze politiche fin qui contraddistinte da atteggiamenti sostanzialmente opposti circa le modalità di contrasto alla pandemia, esperti che insistono sulla necessità di misure molto rigide, Presidenti di Regione che propongono ricette alternative dall’inizio dell’emergenza. La data decisiva dovrebbe essere quella di domani, venerdì 12 marzo, quando quasi certamente verranno rese note le nuove misure anti-Covid. D’altra parte i dati non lasciano spazio all’ottimismo, con i contagi che sono oramai stabilmente al di sopra di quota 20 mila nuovi positivi ogni giorno, la soglia dei 100 mila decessi superata nei giorni scorsi, l’indice Rt in crescita in tutto il territorio.

Insomma, di fronte a uno scenario tanto complesso, l’Esecutivo valuta che le misure fin qui adottate possano non essere sufficienti. E se è vero che i Governatori hanno facoltà, in caso di dati preoccupanti, di irrigidire autonomamente i provvedimenti – come avvenuto in diverse occasioni in passato e come sta avvenendo in questi giorni per la Campania e la Puglia, ad esempio – è altrettanto certo che il peggioramento costante della situazione potrebbe convincere Draghi della necessità di uniformità nelle misure.

Secondo il Cts, il punto di riferimento dovrebbe essere il criterio scelto per la chiusura delle scuole, divenuta automatica in tutti i territori in cui i contagi superino la soglia di 250 ogni 100 mila abitanti, nel giro di una settimana. Gli esperti contestano che questo meccanismo si applichi soltanto all’istruzione, con negozi e altre attività che invece rimangono aperte favorendo, di conseguenza, la circolazione e i contatti tra le persone. Il Comitato propone che questa soglia di rischio rappresenti il punto oltre il quale, insieme alle scuole, si imponga la serrata anche a tutte le attività economiche non indispensabili.

Ma le proposte sul tavolo sono numerose: dall’opzione che prevede di anticipare di due o tre ore il coprifuoco, all’istituzione di una zona rossa nazionale nei fine settimana – come avvenuto durante le vacanze di Natale – fino al ritorno alla Didattica a Distanza per tutti gli studenti, indiscriminatamente.

C’è l’ipotesi della cosiddetta “super zona rossa“, corrispondente nei fatti a un nuovo lockdown molto simile a quello vissuto nei primi mesi della pandemia, un anno fa. Questa misura dovrebbe coordinarsi con una forte accelerazione alla campagna vaccinale – per la quale il Governo sta lavorando ad un nuovo piano. Il ritorno alla serrata totale potrebbe raffreddare in maniera significativa la curva dei contagi, mentre la crescita di cittadini immunizzati potrebbe dare il contributo decisivo per traghettare il Paese fuori dall’emergenza in attesa delle promesse 26 milioni di dosi di vaccino che, auspicabilmente, dovrebbero arrivare in Italia da qui a fine aprile.

 

 

Impostazioni privacy