Draghi, vertice con i consulenti per modificare il Dpcm: l’Italia dopo un anno è a un passo dal Lockdown

Il costante peggioramento dei dati epidemiologici spinge il Governo a rivedere le misure contenute nel primo Dpcm Draghi: torna l’ipotesi del lockdown duro. 

con le modifiche al Dpcm Draghi si può tornare al lockdown
Mario Draghi/Thomas Lohnes/Getty Images

Il Governo ha deciso: il primo Dpcm Draghi, entrato in vigore da pochi giorni, verrà modificato con l’introduzione di restrizioni più rigide. A convincere l’Esecutivo della necessità di una ulteriore stretta sono stati i dati degli ultimi giorni, segnalati in costante peggioramento da tutti gli esperti. Ieri il tasso di positività è arrivato a quota 7,5. Non a caso per questa mattina è stato convocato un incontro con i rappresentanti del Comitato Tecnico Scientifico che dovrà fornire il proprio parere al Governo sulle misure da adottare: possibile quindi che, a un anno esatto dal primo lockdown, si vada incontro ad un ritorno, seppur parziale, alla chiusura totale sperimentata in primavera, che potrebbe essere scelta come strategia per arginare la diffusione del virus durante i fine settimana e in tutte le aree dove i contagi settimanali sono superiori ai 250 per 100mila abitanti. A questo potrebbe  poi aggiungersi la scelta di vincolare la chiusura dei negozi in tutte le aree in cui si è imposta la chiusura delle scuole.

Nella richiesta indirizzata da Palazzo Chigi al Cts si legge come, sulla base del “progressivo mutamento del quadro epidemiologico” l’Esecutivo intenda ricevere indicazioni “sulla necessità di implementare le misure di mitigazione e contenimento del virus“. In questo senso, un parere netto era già arrivato venerdì scorso dall’Istituto Superiore di Sanità, che sulla base del monitoraggio settimanale aveva definito “indispensabili” misure più rigide per limitare “l’aumento sostenuto della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità“.

L’intervento di ieri del Premier Draghi  non lasciava spazio a dubbi: la situazione epidemiologica è in rapido peggioramento. Da qui la volontà – suggerita sia dal Cts che dall’Iss – di andare verso la serrata delle attività commerciali in tutte le zone in cui le scuole siano chiuse: anche nelle aree gialle o arancioni in cui la decisione è stata presa direttamente dai Presidenti di Regione. L’obiettivo è evitare che i ragazzi – eliminata la scuola come luogo di aggregazione – finiscano per incontrarsi altrove, in situazioni per giunta meno controllate e dove, quindi, diventa più probabile non rispettare le indicazioni sul distanziamento e sulle mascherine.

La priorità dev’essere data secondo gli scienziati alla massima limitazione di spostamenti e incontri secondo il “modello Codogno” sperimentato in Primavera, che consente di uscire di casa soltanto per “comprovate esigenze“, ragioni di salute e lavoro, con la conseguente chiusura di tutte le attività non essenziali.

Misure strettissime che, nell’idea degli esperti, dovrebbero essere estese a tutto il territorio nazionale durante i fine settimana, quando aumenta esponenzialmente la tendenza a circolare da parte della popolazione. Se decidesse di andare in questa direzione, il Governo dovrebbe imporre la chiusura di bar e ristoranti nei fine weekend anche nelle zone gialle.

 

 

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