Covid, 232 morti in 24 ore, aumentano i ricoveri in terapia intensiva. Crisanti chiede il Lockdown

Ad un anno di distanza l’Italia combatte ancora con il Coronavirus, ed il percorso verso la normalità sembra ancora lungo. Il virologo Andrea Crisanti assicura: lockdown tempestivi e tamponi a tappeto sono l’unico modo per scongiurare la terza ondata. 

"Servono lockdown e tamponi", dice Andrea Crisanti
Roberto Speranza/Filippo Monteforte/Getty Images

Secondo il Ministero della Salute sono 13.452 i test positivi al Coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore,. Ieri i positivi erano stati 14.931. Le vittime nelle ultime 24 ore sono invece 232, contro le 251 del giorno prima, per un totale di 95.718 vittime dall’inizio dell’epidemia. Con gli ultimi casi Italia ha superato i 2,8 milioni di persone contagiate dall’inizio dell’epidemia. Sono in aumento i ricoveri in terapia intensiva: trentuno persone in più, sono 2.094 in totale. Gli ingressi giornalieri sono stati 125. Nei reparti ordinari sono ricoverate ora 17.804 persone, in aumento di 79 unità rispetto al giorno precedente. I dimessi e guariti sono 2.324.633, con un incremento di 8.946 unità. In isolamento domiciliare ci sono ora 368.997 persone, con un aumento di 4.162 nelle ultime 24 ore.

Nelle ultime 24 ore sono stati 250.986 i test (molecolari e antigenici) effettuati contro i 306.078 del giorno precedente. Il tasso di positività è salito dello 0,6 % in 24 ore e si attesta al 5,4%.

Un altro lockdown

Andrea Crisanti è sicurissimo: soltanto un lockdown totale e una campagna di tamponi a tappeto possono garantire un significativo raffreddamento della curva dei contagi e scongiurare che l’Italia piombi in una terza, terribile ondata di Covid nelle prossime settimane. “Con questo tipo di virus avremmo dovuto, e forse siamo ancora in tempo, cambiare strategia e andare verso una strategia che ha l’obiettivo di ridurre al minimo i contatti“, ha spiegato il virologo dell’Università di Padova ai microfoni di SkyTg24, confermando la propria preoccupazione e sottolineando come nel tempo siano stati commessi diversi errori nella gestione della pandemia: “Anche durante la prima ondata penso ci sia stato un ritardo per capire la gravità della situazione“, ha affermato Crisanti, a un anno esatto dal primo caso accertato di Coronavirus in Italia. “Sono passati quasi 16 giorni da quando sono stati diagnosticati i primi contagi e si sono verificati i primi decessi al momento in cui sono state prese delle decisioni di carattere strategico per limitare il contagio. Ci siamo illusi per due settimane che potessimo tornare rapidamente alla vita normale“, ha precisato il virologo.

A un anno di distanza, Crisanti ricorda gli errori di quel periodo: l’incapacità di leggere i dati con la consapevolezza odierna, le valutazioni errate sulla rapidità di propagazione del virus, la sottovalutazione dei primi focolai, a Vo Euganeo. Proprio il virologo dell’Università di Padova, coordinando l’intervento della Regione Veneto, aveva contribuito a gestire in maniera efficace la diffusione della pandemia nella Regione amministrata da Luca Zaia: “A Vo s’è dimostrato che testando tutte quante le persone rapidamente e circoscrivendo il focolaio era possibile abbattere la trasmissione completamente“, ricorda Crisanti. “Dopodiché abbiamo scoperto che c’erano gli asintomatici e ci abbiamo messo mesi per capire qual era il meccanismo, ma mentre noi facevamo fatica a capirlo altri Stati hanno appreso la lezione e ci hanno dimostrato come si fa“.

Ora, dopo dodici mesi e una scia di dolore che ancora non s’interrompe, l’Italia deve domandarsi come scongiurare la terza ondata in attesa che la campagna vaccinale, tra difficoltà e ritardi, riesca a immunizzare un quantitativo rilevante di popolazione. Per il virologo il modello da seguire dev’essere quello australiano, dove due settimane fa – di fronte a 5 casi di positività riscontrati – è stato proclamato il lockdown per mezzo milione di persone, mentre si procedeva a sottoporre a tampone una massiccia quantità di cittadini: “Si fa così. Dopo un anno ancora non abbiamo imparato”, si rammarica Crisanti.

Certamente, il meccanismo di divisione in fasce, pensato nei mesi scorsi per cercare di dare un minimo di respiro anche all’economia nazionale, non è la modalità migliore per fronteggiare la pandemia secondo Crisanti, certo della necessità di lockdown e tamponi. L’andamento della curva preoccupa il virologo, convinto che nel nostro Paese non vi siano mascherine a sufficienza e che il sistema attualmente adottato non sia efficace: “Non è ottimale. Non dico che non funzioni ma non è ottimale perché purtroppo ha il difetto di non essere tempestivo. Cioè si basa su parametri che sono abbastanza complessi da reperire, di fatto uno dei dati base è quello dell’Rt ma per calcolarlo ci si basa su dati della settimana precedente“, conclude Crisanti, secondo cui i segnali di un’imminente terza ondata sarebbero inequivocabili: “I casi sono in aumento e la variante inglese è in crescita. Non dobbiamo aspettare di arrivare a 50mila casi al giorno per capire che abbiamo un problema e bisogna intervenire“.

 

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