M5s, vietato dissentire: i 15 senatori contrari a Draghi saranno espulsi. La scissione si avvicina

Il reggente del Movimento 5 Stelle Vito Crimi annuncia che saranno espulsi i 15 senatori che ieri hanno votato “no” alla fiducia al Governo Draghi.

Espulsi i 15 senatori contrari a Draghi", dice Vito Crimi
Luigi Di Maio/Tiziana Fabi/Getty Images

Il Movimento 5 Stelle corre verso una scissione che, dopo i fatti delle ultime settimane, appare ormai inevitabile. A confermare la linea dura scelta dalla dirigenza grillina nei confronti di quei senatori che hanno negato il proprio voto di fiducia al Governo Draghi è il reggente  Vito Crimi, attraverso un post sulla propria pagina Facebook: “I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi“, scrive l’esponente 5 Stelle.

Ieri al Senato il MoVimento 5 Stelle ha votato sì. Non a cuor leggero ma con coerenza, nel rispetto dell’orientamento emerso in seguito all’ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore“, scrive ancora Crimi, riferendosi alla contestatissima – prima sospesa, poi confermata da Beppe Grillo – votazione avvenuta su Rousseau. La scelta del sì a Draghi, prosegue Crimi “non guarda all’interesse esclusivo del MoVimento o al facile consenso, bensì agli interessi di tutti i cittadini italiani e della nostra comunità nazionale“, sottolinea il reggente.

Una svolta che sin dal primo momento aveva suscitato grande malcontento tra le file del Movimento. E se il primo a contestare duramente Mario Draghi, definendolo “apostolo delle elites” e respingendo l’ipotesi di un sostegno al suo Esecutivo era stato Alessandro Di Battista – che ha deciso di lasciare il Movimento – erano stati diversi i parlamentari schierati sul “no”: dagli ex Ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi, fino al senatore Elio Lannutti.

Anche ai livelli più alti della gerarchia grillina, è bene ricordarlo, la discesa di Mario Draghi dal Quirinale – mandato di Premier incaricato alla mano – aveva suscitato tensione: non è certo un mistero che il voto su Rousseau sia stato deciso quasi come un’imposizione da Davide Casaleggio, convinto che la base del Movimento potesse stoppare il sostegno al nuovo Esecutivo; una previsione probabilmente attendibile, tanto che lo stesso Beppe Grillo, sostenitore invece dell’ingresso dei 5 Stelle in Maggioranza, aveva rimandato la votazione, guadagnando tempo e ponendo l’accento del quesito sulla nascita del super-Ministero per la Transizione Ecologica.

Con Grillo si erano schierati gli esponenti di vertice del Movimento, dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio allo stesso Crimi, che nel proprio post afferma che “i compromessi con sé stessi, con i propri credo, convinzioni e valori, sono i più difficili. Riuscire ad affrontarli e sostenerli per il bene del Paese è un valore aggiunto in termini di etica e dignità“. Per queste ragioni, prosegue  “i 15 senatori che hanno votato no sono venuti meno all’impegno di rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all’opposizione“: una scelta che ha spinto Crimi ha invitare il capogruppo al Senato “a comunicare il loro allontanamento“.

Una decisione che infiammerà ancora il clima tra le file del Movimento e che potrebbe alla fine fare il gioco di chi – Di Battista in testa – potrebbe posizionarsi al di fuori dei gruppi grillini per raccogliere e federare il malcontento dei dissidenti.

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