M5s, i dissidenti salgono a 70 “Chi dice no a Draghi sarà espulso”

Il Movimento Cinque Stelle è una polveriera fatta di dissenso alla vigilia della votazione sul Governo Draghi. E Vito Crimi lancia un severo e diretto monito.

Getty Images/Filippo Monteforte

La situazione all’interno del Movimento Cinque Stelle è complicata, talmente complicata che il dissenso di numerosi senatori nei confronti del Governo Draghi rende molto difficile un pronostico sulla votazione in merito all’esecutivo da parte del partito e soprattutto mette un enorme punto interrogativo sul futuro politico stesso di un partito che ha governato prima con una coalizione di Destra e successivamente con una di Sinistra. I leader del partito si sono già espressi: la linea dettata da Beppe Grillo e Davide Casaleggio è chiara e mira ad appoggiare il Governo Draghi. Tuttavia, il dissenso tra i Cinque Stelle non è un fattore da sottovalutare: secondo le ultime informazioni che arrivano dal partito, sono ben 70 i senatori che non vogliono dare il loro appoggio al successore di Giuseppe Conte, alleato di Governo dei Cinque Stelle negli ultimi anni. Barbara Lezzi, uno dei senatori insorti, insiste per ottenere una nuova votazione su Rousseau, spiegando che i parametri secondo cui è avvenuta la prima sono sballati e non chiari: “Gli iscritti hanno votato su altro, quindi la consultazione va ripetuta. Lo Statuto lo consente, entro cinque giorni dalla precedente votazione”, le sue parole.

Barbara Lezzi – così come il resto dei senatori insorti che comprendono Nicola Morra ed Emanuele Dessì – è pronta ad opporsi a Draghi in ogni modo, dall’astensione al “no” secco: “. Io sono e mi sento del Movimento. Ma questo governo per noi è un suicidio”, dice il senatore escludendo l’ipotesi di una secessione. Ma in queste ore, anche il leader del Movimento Vito Crimi ha preso una posizione riguardo il dissenso dei senatori Cinque Stelle verso Mario Draghi, lanciando quello che ha tutte le caratteristiche di un ultimatum ai “ribelli”: “Chi vota per un no netto sarà espulso”. Ma c’è chi è pronto a prendersi questo rischio: “Se le cose dovessero rimanere così, voterò no”, anche se riconosce di avere “paura dell’espulsione”, dice il senatore Dessì che – dice – non vuole rinunciare alla sua dignità politic. Dignità che secondo alcuni elettori, i Cinque Stelle hanno già perso per le parole dei loro leader: Vi siete fatti infinocchiare dalla vecchia politica marcia, quella che detestavate”, scrive un elettore, rinfacciando ai leader del Movimento il mancato sostegno a Giuseppe Conte. Sono tempi duri ed incerti per un partito che cerca disperatamente un’identità politica.

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