M5s, nervi a fior di pelle. E c’è chi vuole ripetere il voto su Rousseau

Un gruppo di consiglieri regionali lombardi chiede che i militanti del Movimento 5 Stelle tornino a esprimersi su Rousseau prima del voto di fiducia al Governo Draghi.

Tra i grillini c'è chi vuole ripetere il voto su Rousseau
Luigi Di Maio/Vittorio Zunino Celotto, Getty Images

Il Movimento 5 Stelle è in subbuglio. La crisi aperta da Matteo Renzi, che ha causato la caduta del secondo Governo di Giuseppe Conte, ha scoperchiato il vaso di Pandora grillino dal quale emerge una guerra interna che, settimana dopo settimana, è venuta a concretizzarsi in maniera sempre più nitida. Gli ultimi passaggi – il rinvio del voto su Rousseau imposto da Beppe Grillo, il via libera al sostegno a Mario Draghi dopo la consultazione, la rabbia di ieri dopo l’annuncio da parte del nuovo Premier della squadra di Governo – raccontano di un Movimento sull’orlo di una crisi di nervi: una tensione crescente, acuita dall’annuncio dell’addio di Alessandro Di Battista.

Sono in tanti, all’interno del Movimento, a non essere soddisfatti di come stanno andando le cose: molti erano contrari all’ingresso nel nuovo Esecutivo – lo stesso risultato del voto di Rousseau dimostra, con quel 60%-40%, che anche la base è spaccata in due – e, dopo aver letto i nomi dei Ministri, il malcontento è cresciuto esponenzialmente. Tanto che un gruppo di consiglieri regionali lombardi ha lanciato una petizione per chiedere che, in vista del voto di fiducia che il Governo Draghi dovrà chiedere, i militanti tornino a dire la loro attraverso una nuova consultazione sulla piattaforma Rousseau.

“Gentilissimo Garante del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Piero Grillo, alla luce della compagine di Governo indicata dal Presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, che si è espresso pubblicamente ieri per la prima volta dopo le consultazioni, siamo a chiedere di mettere ai voti su Rousseau la scelta di dare la fiducia a questo Governo“, si legge nella petizione – che si riferisce al fondatore del Movimento citandone il nome per esteso, con un certo distacco rispetto al confidenziale e tradizionale “Beppe“. “Reputiamo infatti che solo ora, messi a conoscenza di tali informazioni, sia possibile esprimere un voto pienamente consapevole“, scrivono ancora i consiglieri regionali lombardi, che chiedono a Grillo un “celere riscontro pubblico“.

Una posizione sostenuta anche dalla senatrice Barbara Lezzi, già schierata sul fronte del “no” in occasione del voto dei giorni scorsi: “Questa mattina ho inviato, insieme ad alcuni colleghi, una mail al Capo Politico, al Comitato di garanzia e al Garante per segnalare che la previsione del quesito posta nella consultazione scorsa non ha trovato riscontro nella formazione del nuovo Governo“, scrive l’ex Ministro per il Sud in un post Facebook. “Non c’è il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Mise e il Ministero dell’Ambiente oggetto del quesito. Chiediamo che venga immediatamente indetta nuova consultazione. È evidente che, in assenza di riscontro, al fine di rispettare la maggioranza degli iscritti, il voto alla fiducia deve essere No“.

Una richiesta che potrebbe non avere esito ma che evidenzia, per l’ennesima volta, quanto agitate siano le acque all’interno dei gruppi parlamentari grillini, mai tanto vicini a una scissione nella loro storia. Stando allo statuto del Movimento, una nuova consultazione può essere indetta ad almeno 5 giorni di distanza dall’ultimo voto. Ma al di là degli aspetti procedurali, è di tutta evidenza che un nuovo voto rappresenterebbe per il Movimento un passaggio dilaniante.

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