I divieti non valgono per il magistrato che deve giudicare Salvini: pranzo al ristorante con la figlia

Nunzio Sarpietro, giudice del processo Gregoretti nel quale è imputato l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, è stato trovato a pranzo in un ristorante a Roma, nonostante il Lazio si trovasse in quel momento in zona arancione. 

Il giudice di Salvini a pranzo al ristorante con la figlia
Matteo Salvini/Vincenzo Pinto, Getty Images

L’imbarazzo per un pranzo che non doveva esistere. Un comportamento fuori dalle norme anti-Covid, reso se possibile ancor più grave dal fatto che a metterlo in atto sia Nunzio Sarpietro, 69 anni, giudice chiamato, tra le altre cose, a pronunciarsi sulla posizione di Matteo Salvini nel processo che vede imputato l’ex Ministro dell’Interno a Catania per il caso Gregoretti. Salito a Roma per ascoltare, il 28 gennaio, l’allora Premier Giuseppe Conte proprio in merito al processo in corso, Sarpietro si è concesso, dopo la testimonianza dell’avvocato, un piccolo fuori programma presso il ristorante Chinappi, locale gourmet nel quartiere Pinciano, pieno centro di Roma. Eppure il Lazio, in quei giorni, era classificato in zona arancione: circostanza che impediva al ristorante di ricevere clienti. Sarpietro, a quanto pare, può fare eccezione: e così eccolo a tavola insieme alla figlia e al futuro genero. A organizzare il pasto clandestino è stata proprio la coppia, che voleva organizzare insieme al giudice i dettagli delle nozze che verranno.

Tutto bene, per i tre, fino a quando nel locale non si presenta Filippo Roma, inviato de Le Iene, che sorprende il giudice: “Ah, Madonna mia“, esclama Sarpietro, che subito prova a organizzare una calma linea difensiva: punzecchiato dal giornalista sul fatto che proprio lui, un magistrato, non rispetti la legge, il gup si difende sostenendo che “Non si tratta di legge, ma di un regolamento“. Un’obiezione in punta di diritto che non modifica di un millimetro la sostanza delle cose: quel ristorante doveva essere chiuso, Sarpietro non doveva essere lì. Sul locale cala un imbarazzo palpabile: la figlia del giudice si copre il volto con le mani, il suo futuro sposo si gira dall’altra parte.

Ma come in piena pandemia lei sta qui a mangiare?“, insiste la Iena. A quel punto Sarpietro prova a cambiare strategia difensiva: “Sa sono qui con mia figlia in un momento in cui potevo stare con lei e non c’è…guardi un pò“, dice indicando il tavolo, vuoto. Insomma, un po’ il padre premuroso, un po’ quello che si trova lì per caso, certamente non per mangiare. I fatti, se fosse necessario, lo smentiranno. “Per legge i ristoranti sono chiusi e il giudice dice che non c’è problema“, sentenzia Roma, facendo innervosire Sarpietro: “Lei vuole mettere un commento, e lo metta come vuole io devo vedere mia figlia e non avevo altro da fare“, ribatte piccato.

Il dialogo prosegue, con l’inviato de Le Iene che insiste sul fatto che moltissimi italiani – come Sarpietro – vorrebbero poter andare a pranzo fuori, ma le regole della zona arancione lo impediscono: “Va bene mi sono meritato qualche premio particolare, se c’è una contravvenzione la pago“, ribatte con tono ironico Sarpietro, fingendo di non cogliere il punto fondamentale della vicenda, che va ben al di là dell’eventuale sanzione nei suoi confronti: il fatto che le regole vadano rispettate, a maggior ragione da parte di chi, nella vita, fa il magistrato. “La legge è una cosa sacra e in questo momento sto violando un regolamento ma le cose gravi sono ben altre. Comunque sì, ho fatto una violazione“, ammette infine a malincuore Sarpietro.

Nella vicenda, evidentemente, è coinvolto anche Stefano Chinappi, titolare del locale che cerca in qualche modo di difendersi: “Ho fatto sedere delle persone perché qui è insostenibile andare avanti, per tre persone c’è la distanza seguiamo le regole. Ma io non lo so chi è il signore“, cerca di spiegare il ristoratore, provando a salvare il salvabile. Conto totale? Duecento euro in tutto. “Adesso io con la multa ne dovrò pagare 4000 di euro“, si dispera Chinappi.

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