L’odio per Clemente Mastella appartiene al passato, ora anche lui va bene, dice Beppe Grillo

Gli attacchi durissimi di Beppe Grillo nei confronti di Clemente Mastella sono soltanto un lontano ricordo: il sindaco di Benevento, ora decisivo per la tenuta del Governo Conte, è diventato un potenziale alleato. 

Getty Images/Filippo Monteforte

Dall’attacco alla casta e le battaglie per il vincolo di mandato alla possibile alleanza con il redivivo Clemente Mastella, la traiettoria politica del Movimento 5 Stelle – e del suo fondatore Beppe Grillo – potrebbe apparire a un primo sguardo incomprensibile. “Come abbiamo fatto a ridurci così?“, si chiedeva il comico genovese in uno dei suoi spettacoli riferendosi ai ruoli di rilievo ricoperti, a più riprese e per entrambi i principali schieramenti politici della seconda Repubblica, dall’attuale sindaco di Benevento.

E’ passato qualche anno, certo, ma rete non perdona. E nonostante l’Italia sia un Paese caratterizzato dalla brevità della propria memoria, qualcuno ha ricordato quelle parole di Grillo. E le ha messe a confronto con l’atteggiamento di benevolenza che invece negli ultimi giorni il suo Movimento dimostra di avere verso Mastella, artefice e regista della formazione del gruppo parlamentare di “costruttori” che, nelle intenzioni del Premier Giuseppe Conte, dovrebbe garantire la prosecuzione della legislatura dopo la crisi aperta dalle dimissioni dei rappresentanti di Italia Viva.

Ma la “rivoluzione” a 5 Stelle va addirittura oltre la figura di Mastella, se è vero che i grillini, pur di rimanere in Parlamento fino al 2023, sarebbero oggi disposti a ritrovarsi come alleati addirittura dei senatori eletti con Silvio Berlusconi. Proprio lui, “lo psiconano” – sempre per utilizzare la terminologia di Beppe Grillo – l’ultimo uomo politico oggetto di veto da parte del Movimento, che dopo aver affermato per anni che non avrebbe mai stretto alleanze con nessuno, le ha strette con tutti. Tutti tranne, appunto, i berlusconiani. Bene, anche l’ultimo no sembra destinato ora a cadere, con l’apertura ad una nuova coalizione di cui potrebbero far parte le forze “più responsabili” del partito del Cavaliere.

“Stiliamo insieme un patto tra tutti i partiti e lavoriamo per la ricerca di un obiettivo condiviso che altro non può essere che la ricerca del bene comune per il Paese“, scriveva pochi giorni fa Grillo in un appello rivolto alle forze politiche, “e colmiamo quel vuoto e la disaffezione che la politica ha lasciato in questi anni nell’animo degli italiani. Allarghiamo questo patto al mondo dell’informazione“.

Insomma, quella forza politica nata per spazzare via la casta, per “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno“, per smascherare i “vecchi partiti” – che pubblicamente si fanno la guerra, ma in realtà vanno a braccetto – e le loro malefatte, per cacciare chi, invece che al bene del Paese, ha per anni pensato soltanto alla poltrona, ora invoca un mucchio selvaggio, di cui dovrebbero entrare a far parte anche quei giornalisti per anni vessati ed insultati perché complici di un sistema marcio: “Vi mangerei tutti per il gusto poi di vomitarvi“, diceva poco più di tre anni fa il vecchio Beppe.

Certo, è difficile che anche agli occhi di un osservatore distratto possa sfuggire la coincidenza con una serie di altri elementi: l’emorragia di voti che, votazione dopo votazione, ha caratterizzato tutti i passaggi elettorali del Movimento dal 2018 ad oggi; i sondaggi che raccontano di prospettive avvilenti in caso di ritorno alle urne; la riduzione dei parlamentari – quello sì, un grande trionfo della rivoluzione 5 Stelle – che mette la gran parte degli eletti del Movimento nella posizione di chi sa che un posto buono come quello che ricopre attualmente, di sicuro, non lo vedrà mai più. Mastella, dal canto suo gongola: comunque vada a finire la partita del Governo, la sua personalissima partita con i grillini lui l’ha già vinta.

 

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