Migliaia di emendamenti alla Legge di Bilancio, in Parlamento la Politica di sempre

Sono oltre 7 mila gli emendamenti alla Legge di Bilancio già depositati in commissione in vista del passaggio parlamentare del testo. A disposizione delle modifiche proposte da Camera e Senato, però, ci sono appena 800 milioni di euro. 

Una gigantesca mole di emendamenti, per un piccolo budget da spartire. Potrebbe essere questa la sintesi del percorso parlamentare della Legge di Bilancio che Camera e Senato dovranno approvare entro la fine dell’anno. Sono infatti più di settemila le proposte di modifica già presentate e depositate in commissione Bilancio, ma i fondi a disposizione per gli emendamenti – già previsti dal testo licenziato dal Consiglio dei Ministri – sono appena 800 milioni di euro. Una situazione ormai tipica della politica italiana, con “l’assalto alla diligenza” della manovra che torna puntualmente in scena ogni anno a ridosso delle feste di Natale. Il passaggio parlamentare, infatti, rappresenta per i partiti l’occasione per aggiungere alla Legge di Bilancio alcuni tasselli che magari reputano importanti ma che non sono rientrati nel primo testo varato dal Governo.

Grande attivismo, in questo senso, si registra nel Movimento 5 Stelle, che ha presentato oltre mille emendamenti alla manovra. Pochi in meno quelli proposti dagli alleati del Pd – 803 – mentre la delegazione di Italia Viva, pur non particolarmente nutrita dal punto di vista numerico, arriva addirittura a 668. Più indietro, per restare nel campo della Maggioranza, Leu, da cui sono arrivate 179 proposte di modifica al testo. Ma anche i partiti di Opposizione hanno fatto sentire il proprio parere, come dimostrano i 1200 emendamenti avanzati sia dalla Lega che da Forza Italia, seguiti a quota 900 da Fratelli d’Italia.

Tra le proposte più discusse – e origine di grandi polemiche – l’idea avanzata da alcuni deputati di Pd e Leu – con Matteo Orfini e Nicola Fratoianni come primi firmatari – di introdurre un sistema di tassazione di carattere patrimoniale che avrebbe previsto l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli a fronte dell’introduzione di un’aliquota progressiva minima dello 0,2% sui patrimoni compresi tra 500 mila euro e 1 milione di euro, con una graduale crescita fino al 2% per le ricchezze superiori ai 50 milioni di euro e al 3% per patrimoni superiori al miliardo di euro. Tra le proposte di modifica anche la proroga fino al 2023 del superbonus al 110% – cioè quelle detrazioni fiscali per interventi di miglioramento energetico e sismico degli immobili – avanzata da una settantina di deputati appartenenti a tutte le forze di Maggioranza. Nonostante il comune intento, però, l’emendamento non avrà la strada spianata verso l’approvazione: sono infatti molti i dubbi sulla sostenibilità di un costo tanto oneroso. Probabile, quindi, che una misura del genere venga rimandata a tempi migliori, magari con l’obiettivo di rispolverarla quando l’Italia potrà finalmente contare sui fondi derivanti dal piano europeo per il Recovery.

Da Italia Viva e Pd, poi, sono piovute le proposte finalizzate al prolungamento degli ecobonus sull’acquisto di auto. Qui, però, si registra la contrarietà del Movimento 5 Stelle, deciso a garantire incentivi soltanto alle auto elettriche, mentre dai Dem e dai renziani filtra la volontà di non introdurre alcun tipo di distinzione. Novità importanti dovrebbero arrivare a proposito dell’assegno universale per i figli, la misura destinata a cancellare le attuali detrazioni per familiari a carico previsti dal sistema fiscale. Le modifiche puntano a introdurre una regolamentazione sulla base della quale si chiede che venga espressamente garantita la possibilità per i genitori di applicare, se più favorevoli, le vigenti disposizioni fiscali, tributarie e di altra natura in materia di figli a carico.

Infine, potrebbero cambiare le cose anche per le sigarette elettroniche – forse anche alla luce delle recenti polemiche che hanno investito il Movimento 5 Stelle e Davide Casaleggio. Italia Viva e Leu dalla Maggioranza, ma anche Forza Italia per l’Opposizione, chiedono infatti che l’accisa sulle e-cig venga innalzata, in particolare per quel che riguarda gli ultimi “modelli” immessi sul mercato: quelli con tabacco da inalazione senza combustione.

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