Italia sempre più zona rossa: pronta la stretta per Abruzzo, Puglia e Liguria

Sembra imminente una nuova stretta da parte del Governo, con altre tre Regioni – Abruzzo, Puglia e Liguria – che potrebbero presto rientrare in zona rossa. Intanto, i Governatori chiedono la possibilità di selezionare alcune province da sottoporre a restrizioni meno severe. 

Covid, Italia zona rossa: pronta la stretta per Abruzzo, Puglia e Liguria
Roberto Speranza/Facebook

L’Italia sta per cambiare ancora colore. Se il 4 novembre, subito dopo la firma dell’ultimo Dpcm da parte del Premier Giuseppe Conte, gran parte della carta geografica del Belpaese era colorata di giallo, in meno di due settimane l’arancione ed il rosso hanno inesorabilmente portato avanti un’avanzata che sembra destinata a continuare nei prossimi giorni. Gli ultimi dati monitorati dalla Cabina di regia, infatti, lasciano presagire una nuova, imminente stretta da parte del Governo. Le situazioni più a rischio sono quelle di Abruzzo e Puglia, cui potrebbe unirsi anche la Liguria. Tutte e tre le Regioni, dallo status arancione attuale, potrebbero entro qualche giorno trasformarsi in zone rosse. Anche il Veneto, dopo aver scongiurato la retrocessione salvandosi per uno 0,03 sull’indice Rt, sembra probabilmente destinato ad abbandonare il giallo per passare all’arancione.

Intanto nelle ultime ore si sta facendo strada una possibile novità: non è escluso, infatti, che all’interno delle singole Regioni – o forse addirittura delle province – si possano identificare aree ristrette che, per via di situazioni complessive meno preoccupanti, vengano sottoposte a restrizioni più leggere. E’ questo l’ultimo fronte della trattativa tra Governo e Regioni, l’ennesimo capitolo di una guerra di logoramento tra le istituzioni che, a maggior ragione in condizioni di emergenza come quelle attuali, si sarebbe potuta e dovuta evitare. I Governatori, molti dei quali hanno ripetutamente invocato da parte dell’Esecutivo interventi uniformi su tutto il territorio nazionale, chiedono ora la possibilità di differenziare le misure da provincia a provincia. E il Governo, guidato in questa trattativa dal Ministro della Salute Roberto Speranza e da quello degli Affari Regionali e le Autonomie Francesco Boccia, sembra intenzionato ad accogliere le istanze delle amministrazioni, pur se in maniera limitata esclusivamente ai casi più convincenti.

La scelta di Marsilio in Abruzzo

Intanto, l’Abruzzo diventerà, probabilmente già dalla giornata di oggi, zona rossa. Ancora prima che intervenga il Governo sulla base dell’elaborazione dei dati da parte della cabina di regia, lo stesso Governatore regionale Marco Marsilio sembra intenzionato ad intervenire – sfruttando la competenza garantita ai Presidenti di Regione dal Dpcm – per proclamare l’entrata in vigore delle misure più stringenti. Vietato qualsiasi tipo di spostamento e misure identiche a quelle previste dal decreto per le zone rosse.

Emiliano prende tempo in Puglia

Esito analogo, ma attraverso un percorso differente, potrebbe riguardare la Puglia: anche qui la situazione è preoccupante, ma il Governatore Michele Emiliano, nonostante gli annunci dei giorni scorsi e la guerra contro il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina sull’apertura delle scuole – a proposito della quale è previsto per oggi il pronunciamento del Tar – non sembra convinto di prendersi la responsabilità della stretta più dura: “Deve decidere Roma“, ripete il Presidente pugliese, nel tentativo di convincere anche il proprio assessore alla sanità Pierluigi Lopalco. Tentativo riuscito almeno in parte, se è vero che l’accademico, dopo giorni passati a invocare la zona rossa, ha affermato ieri che l’Rt ha smesso di salire.

L’indice Rt e la revisione delle regioni in zona rossa

Ed è proprio l’indice di contagio Rt che gioca ormai un ruolo decisivo nella decisione sulle zone in cui far rientrare le Regioni. Gli altri parametri, tutti e dappertutto, sono ormai rossi. Intanto, però, si avvicinano i termini per una prima, potenziale revisione delle posizioni delle Regioni “rosse“. Il Dpcm, in questo senso, parla chiaro: dopo una settimana dall’entrata in vigore delle restrizioni, le Regioni in zona rossa possono chiedere una revisione della loro posizione. Perché si valuti concretamente la promozione, però, è necessario che il trend positivo – e quindi, principalmente, calo dell’indice Rt e diminuzione della pressione sulle strutture ospedaliere – si confermi anche nelle due settimane successive. Su questa base, le prime aree che potranno essere sottoposte a revisione saranno la Lombardia, il Piemonte, la Calabria, la Valle d’Aosta ed il Trentino Alto Adige che, nella migliore delle ipotesi, potrebbero lasciare la zona rossa tra dieci giorni, il 27 novembre. Qualche giorno in più ci sarà da attendere, invece per Toscana e Campania, la cui prima data utile per rientrare sotto la bandiera arancione è quella dell’11 dicembre. Non si esclude, inoltre, l’applicazione di misure intermedie, con la possibilità di svincolare dal lockdown alcune singole province. Potrebbe essere il caso di Bergamo e Brescia, in Lombardia. Martoriate dalla prima, tragica ondata, le due città sembrano ora avere una situazione molto migliore rispetto a Milano e alla gran parte delle altre zone della Regione.

Le parole del commissario Arcuri

In questa fase, come accennato, l’elemento decisivo è rappresentato dall’andamento dell’indice Rt. E i dati raccolti nella giornata di ieri, in questo senso, non sono particolarmente incoraggianti: 27.354 nuovi casi e 504 morti, con una crescita preoccupante anche per quel che riguarda i ricoveri in terapia intensiva. Su questo, però, il Commissario Domenico Arcuri ha voluto dire la sua, rassicurando sulla tenuta del sistema e garantendo che la pressione sui reparti sia completamente gestibile. Il commissario ha riepilogato la situazione attuale, spiegando che i posti letto totali sono 9.106, cui vanno aggiunti altri 805 “potenzialmente disponibili“, visto che tanti sono i ventilatori a disposizione ma non ancora utilizzati. A questi, ha proseguito Arcuri, si devono aggiungere altri 1393 macchinari che sarebbero sul punto di essere inviati ai vari ospedali, così da arrivare ad un totale di 11.312 posti di terapia intensiva potenzialmente attivabili. Una cifra più che raddoppiata – il 105% in più – rispetto all’inizio dell’emergenza.

Ma le parole di Arcuri hanno trovato presto smentita da parte dell’Anaao – associazione dei medici anestesisti e rianimatori – che, per bocca del segretario Carlo Palermo, ha fatto sapere che al di là della disponibilità di macchinari, per far funzionare i reparti è necessaria la presenza di personale. E i numeri, ad oggi, non permettono di andare oltre i 7.500 posti complessivi. Con questi dati, la fatidica soglia del 30% di saturazione – indicata dal Governo come limite di sicurezza – risulta “ampiamente superata“, sottolinea ancora Palermo.

E’ anche per questo che nelle ultime ore al duo Boccia-Speranza si è unito, per un tavolo di lavoro specifico, anche il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini. I tre, con il contributo del Coi – coordinamento operativo interforze – stanno lavorando all’allestimento di circa mille posti letto in ospedali da campo, con Marina, Esercito e Croce Rossa chiamati ad organizzare i vari reparti. La metà di questi posti sarà destinata a Torino, mentre gli altri 500 saranno suddivisi tra Abruzzo, Liguria, Sardegna, Umbria, Val d’Aosta, Puglia e Molise.

La situazione in Calabria 

Un caso a parte, invece, è quello della Calabria, dove – tralasciando la questione riguardante il nuovo Commissario alla sanità, che ogni giorno si arricchisce di un nuovo, ridicolo, capitolo – la situazione sanitaria si fa sempre più preoccupante. Per ora è prevista la realizzazione di cento nuovi posti letto in quattro ospedali da campo tra Crotone, Locri, Vibo Valentia e la provincia di Cosenza.  Ad annunciarlo era stato, già un paio di giorni fa, il Presidente facente funzioni Nino Spirlì: “Le nostre richieste sono state accolte“, ha detto. “L’operatività dei quattro ospedali da campo migliorerà dunque l’offerta complessiva e ci consentirà di affrontare le prossime settimane con maggiore serenità“.

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