Coronavirus 35.098 nuovi casi e 580 morti, Palù: “I medici ormai sono costretti a scegliere chi intubare”

Le misure restrittive imposte dall’ultimo Dpcm del Premier Giuseppe Conte sembrano non bastare più. Sempre più medici descrivono una situazione fuori controllo.

Coronavirus_Palù_lockdown 10.11.2020 Leggilo.org
Getty Images/ ALAIN JOCARD

I dati del Ministero della Salute in merito alla situazione di oggi ci informano che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – aumentano di 35.098 unità per un totale di 995.463. Nelle ultime ventiquattro ore 580 morti – il numero più alto dal 14 aprile – e portano il totale delle vittime a 42.330. Da ieri sono stati eseguiti 217.758 tamponi.

I casi attualmente positivi sono 590.110, +16.776 rispetto a ieri. I dimessi e i guariti arrivano a quota 363.023 registrando un incremento di 17.334 unità. I ricoverati salgono a 28.633, +997 mentre nelle terapie intensive 2971 assistiti, +122 rispetto a ieri.

Coronavirus: medici costretti a scegliere chi salvare

Sembrava impossibile ma ci siamo arrivati: i medici ormai sono costretti a scegliere chi salvare perché gli ospedali stanno collassando. A riferirlo non è uno dei tanti video che girano sui social. No, a testimoniarlo è il virologo Giorgio Palù, intervistato dall’Aria che Tira su La7. Il professore non è tra coloro che chiedono al Premier Giuseppe Conte un secondo lockdown perché sa che l’economia del Paese, oggi, non può proprio permetterselo. Specialmente sotto Natale poi è stata stimata una perdita di 110 miliardi in caso di chiusura delle attività. Però Palù non può nascondere la sua preoccupazione di fronte alla situazione in cui versano gran parte degli ospedali: “Negli ospedali già si stanno facendo scelte dolorose tra chi intubare  e chi no. E sarà una scelta che si presenterà sempre più spesso di questo passo. E allora con quale criterio decidere? Tra chi è anziano e chi giovane? Tra chi è malato e chi è sano? Tra chi ha il Covid in progressione o un paziente con neoplasia o cardiopatico?”

L’aspetto, ad oggi, più determinante da tenere conto è – puntualizza il virologo – l’occupazione delle terapie intensive. E, sotto questo punto di vista la situazione appare davvero allarmante tranne – a detta di Palù – il Veneto dove l’occupazione dei posti letto nelle rianimazioni sfiora appena il 17%. Come già rimarcato da settimane negli ospedali di quasi tutta Italia mancano posti letto, medici e respiratori: “La Germania aveva 25- 30 posti letto per 100.000 abitanti, noi solo 7 per 100.000 abitanti: li abbiamo aumentati al Nord, ma non al Sud che si trova in una fase molto critica. Sento dire che abbiamo 10.000 posti letto ma non credo. Forse avremo 10.000 respiratori ma non 10.000 posti letto”. E a conferma di quanto sostenuto dal professore, in alcune città si sono dovuti allestire posti letto addirittura all’interno delle chiese.

I toni del professor Giorgio Palù sembrano decisamente meno sereni di solo una quindicina di giorni fa quando – intervistato dal Corriere della Sera – ribadiva con forza la sua contrarietà al lockdown in quanto scienziato, in quanto medico in quanto cittadino. In quanto cittadino perché un secondo lockdown sarebbe – a suo dire – un suicidio per l’economia dell’Italia; in quanto scienziato perché sarebbe penalizzante per la scuola e, dunque, per i giovani che rappresentano il futuro della società; infine in quanto medico perché penalizzarebbe i malati di patologie gravi, come i pazienti neoplastici, che non avrebbero accesso alle cure. Mentre oggi si limita a constatare: “Un lockdown ci metterebbe a terra dal punto di vista economico ma d’altronde se non c’è altro modo per invertire la tendenza…”

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