Schizzano in alto i numeri di contagi, ricoveri e morti: Conte è pronto al coprifuoco

L’impennata di contagi registrata nella giornata di ieri spinge il Governo ad accelerare su una nuova stretta alle misure di contenimento del virus. E ora diventa probabile che anche da noi si adotti un regime di coprifuoco come quello voluto in Francia dal Presidente Macron.

E adesso, dopo l’ulteriore impennata di contagi – ma soprattutto di ricoveri e di decessi – da coronavirus registrata nella giornata di ieri, anche il Governo italiano pensa ad una misura ben più drastica di quelle varate fino a questo momento: un coprifuoco sul modello di quello annunciato, non più di due giorni fa, dal Presidente francese Emmanuel Macron. Tutti a casa entro le 22 e ritorno alla didattica a distanza per le scuole superiori. Queste sarebbero le proposte su cui si sta ragionando all’interno dell’Esecutivo “Rispettiamo le nuove disposizioni, seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro paese“, ha twittato ieri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per tenere alta l’attenzione sulle misure contenute nell’ultimo dpcm. Che potrebbero, a questo punto, non essere sufficienti.

Il Coprifuoco alle 22

Le parole del Premier, infatti, tradiscono la forte preoccupazione che con un trend di questo tipo l’Italia stia andando inesorabilmente incontro ad un nuovo lockdown nazionale. Una prospettiva che, secondo Il Corriere della Sera,  l’Esecutivo intende scongiurare in ogni modo, perchè – come ripeteva ieri Conte a nelle conversazioni riservate a margine del Consiglio Europeo – “Chiudere tutto sarebbe troppo dannoso proprio adesso che l’economia mostra segni di ripresa“. La contrarietà del capo del Governo è netta, assoluta. Non vuol sentir parlare di lockdown, neanche si trattasse di quella sorta di “reset” del sistema, suggerito da alcuni esperti, consistente in una chiusura di due settimane, capace di dare respiro al servizio sanitario nazionale: “Una cosa che non esiste. Dobbiamo aspettare due o tre settimane per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa“.

Eppure, i numeri sono tali da costringere ad un ragionamento su altre misure da varare, in accordo con il comitato di scienziati vicino al Governo, oltre che collaboratori e ministri. E’ da qui che nasce l’idea del coprifuoco, un’opzione concreta che l’Esecutivo sta prendendo in seria considerazione. Il prossimo Consiglio dei Ministri è previsto per domani, e se la proposta dovesse vincere le resistenze di chi, nel Governo, si mostra scettico, ecco che la chiusura di tutte le attività alle 22 potrebbe diventare realtà, unitamente all’obbligo, per tutti i cittadini, di fare rientro a casa allo stesso orario. Anche se il Ministro della Salute Roberto Speranza per ora frena: “A me questa misura non risulta“.

La chiusura delle scuole

Altra ipotesi molto concreta è quella di un massiccio ritorno allo smart working per migliaia di lavoratori, come proposto insistentemente dal Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. Un’opzione che vede ormai quasi tutti d’accordo, tanto nel Governo quanto tra le Regioni, mentre con i Governatori si sta infiammando la partita sul ritorno alla didattica a distanza delle scuole. Molti Presidenti di regione ne sostengono la necessità – in Campania, Vincenzo De Luca l’ha addirittura già imposta, insieme ad altre restrizioni, per le prossime due settimane con un provvedimento emesso nel pomeriggio di ieri – ma Azzolina non ci sta, si arrabbia, ripete che un provvedimento del genere “non è all’ordine del giorno“. L’obiettivo del Ministro è quello di non mandare in fumo l’impegno economico ed i sacrifici fatti per ricominciare l’anno scolastico con le lezioni in presenza, e ieri lo ha ribadito al Premier nel corso di un faccia a faccia a Palazzo Chigi. Ma l’esito della partita è tutt’altro che scontato, soprattutto dopo la scelta della Campania di andare autonomamente verso la chiusura: una decisione che potrebbe apparire come una sorta di “liberi tutti” per gli altri Governatori. Anche dal Partito Democratico arrivano proposte che sembrano un passo intermedio verso la sospensione delle lezioni in presenza: un’alternanza tra casa e scuola – fanno sapere dal Nazareno – che porti la didattica a distanza al 50% del totale. Tutti elementi che fanno crescere tra i 5 Stelle un sospetto: che l’obiettivo finale, più che la didattica a distanza, sia un “sabotaggio” del concorso straordinario per l’assunzione di docenti, previsto a partire dal 22 ottobre e terreno di scontro quotidiano tra le due principali forze di maggioranza.

In generale, la certezza è che altre misure restrittive arriveranno a stretto giro di posta: la curva dei contagi si è impennata, assumendo un’andatura esponenziale negli ultimi giorni, con l’indice Rt che a Milano è schizzato al di sopra di quota 2. Anche in Campania la situazione è preoccupante: a convincere De Luca a chiudere le scuole superiori sono stati i dati di ieri, con oltre mille contagi in più rispetto a mercoledì. Una decisione – condivisa dal collega Governatore, nonché segretario del Pd, Nicola Zingaretti – presa con ogni probabilità per alleggerire il carico sui mezzi di trasporto pubblici, tornati a livelli di affollamento che non si registravano da quasi un anno, e che come riporta Today potrebbe presto essere adottata anche da altre amministrazioni regionali, su tutte quella della Lombardia, nonostante l’ira del Ministro Azzolina.

Zone rosse e attività a rischio

Per queste ragioni il ministro Speranza ha avuto colloqui con tutti i Presidenti di Regione, con lo scopo di fare il punto della situazione a livello locale, soprattutto per quel che riguarda il livello di pressione – crescente – sui servizi ospedalieri. Perché se è vero che l’idea del lockdown natalizio, in corrispondenza con vacanze scolastiche e ferie per molti lavoratori, continua a circolare, è altrettanto certo che il Governo abbia l’urgenza di capire come comportarsi adesso, non soltanto tra due mesi. In base all’ultimo dpcm, i governatori non hanno il potere di alleggerire le misure varate dal Governo ma possono, al contrario, renderle più rigide: chiusure localizzate e zone rosse delimitate in aree anche più piccole di un singolo comune sono opportunità che si rendono via via sempre meno ipotetiche. “II quadro sta peggiorando, dobbiamo irrigidire le misure di contenimento. Il Dpcm è una mattonella comune a tutti. Ora sulla base del monitoraggio capiremo dove conviene stringere“, ha detto il Ministro della Salute ai Presidenti di Regione. Per varare la nuova stretta si attende soltanto il rientro del Premier da Bruxelles, con una serie di attività che già tremano: il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha paventato la chiusura di “attività sociali e culturali a maggior rischio di assembramento“. Oltre a bar e ristoranti, quindi, brutte notizie sarebbero in vista anche per palestre, saloni  di bellezza, cinema, teatri e sport di base.

Lorenzo Palmisciano

Fonte: Il Corriere della Sera, Today

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