Coronavirus, 116 scuole già chiuse. Mascherine obbligatorie all’aperto, il Governo è pronto

L’aumento dei positivi ha portato diverse regioni – da oggi anche Lazio e Basilicata – a rendere obbligatorio l’utilizzo della mascherina anche all’aperto per fronteggiare la diffusione del Covid. 
Con l’aumento del numero di contagi registrato nelle ultime ore, il coronavirus torna a fare paura anche nel nostro paese. I dati non sono preoccupanti come quelli registrati in altri paesi europei – come la Spagna o la Francia – ma l’Istituto Superiore di Sanità teme il “rischio di un rapido peggioramento epidemico“, dato che l’indice di contagio R0 è ormai stabilmente sopra alla soglia di 1 in 12 regioni, mentre la media nazionale ha raggiunto la soglia-limite di 1,01. E non è un caso che dalla giornata di oggi il Lazio e la Basilicata si aggiungano a Campania, Sicilia e a numerose città in cui  l’uso della mascherina anche all’aperto era già obbligatorio.
Intanto, spiega La Repubblica, il Governo valuta se inserire nel prossimo dpcm una  misura analoga, che estenda l’obbligo su tutto il territorio nazionale. La novità è stata ipotizzata ieri dal viceministro alla Salute Sandra Zampa. Della stessa opinione anche il Ministro Roberto Speranza, in attesa di avere segnali provenienti da Palazzo Chigi, dove il Premier Giuseppe Conte prende per ora tempo con un “valuteremo“.
Quel che è certo è che i dati che arrivano alla “cabina di regia” non sono confortanti. Secondo gli esperti “un rilassamento delle misure, in particolare per eventi e iniziative a rischio aggregazione in luoghi pubblici e privati, e dei comportamenti individuali, anche legati a momenti di aggregazione estemporanei, rende concreto il rischio di un rapido peggioramento epidemico“.
Parole in linea con quelle pronunciate dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato, che, come riporta Huffington Post, in conferenza stampa dall’Ospedale Spallanzani per motivare la nuova ordinanza aveva spiegato: “Bisogna mantenere alta l’attenzione soprattutto nel rispetto del distanziamento sociale. La gran parte dei casi sono legati al mancato rispetto dell’uso della mascherina e del distanziamento. Fare attenzione soprattutto alle cerimonie, feste e a tutto ciò che porta ad una abbassamento dei livelli di attenzione”.
A preoccupare è soprattutto la crescita dei focolai – gruppi da due persone in su di contagiati collegati tra loro. Soltanto nella settimana dal 21 al 27 settembre quelli attivi erano 3.266, di cui 909 nuovi. Sette giorni prima le cifre parlavano di un totale di 2.868 con 832 nuovi focolai. Una crescita da non sottovalutare, così come quella – pur se meno consistente – dei ricoverati: sempre nella terza settimana di settembre il numero è cresciuto da 2.365 a 2.846, mentre quello dei malati in terapia intensiva da 222 a 254.
La gran parte dei focolai si verifica tra le mura domestiche, anche se non mancano i primi episodi segnalati all’interno delle scuole. I casi di singole positività riscontrate all’interno degli istituti sono molti, per la precisione 738. A riportarlo è Fanpage, che spiega come il numero di scuole che siano già state costrette a chiudere si attesti, ad oggi, a 116. Dai dati elaborati dai ricercatori Vittorio Nicoletta e Lorenzo Ruffino, risulta anche che nel 75,8% dei casi sono gli alunni ad aver contratto l’infezione ed essersi ammalati, rispetto ad una percentuale più bassa, l’11,4%, per quel che riguarda i docenti.
Secondo il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, i focolai nelle scuole rappresentano “la nuova normalità“, mentre a destare maggiore preoccupazione sono “le quarantene, perché rischiamo che quando si trova un ragazzo positivo finisce in isolamento un discreto numero di persone. E poi può succedere che con la concomitanza della sindrome influenzale l’Italia possa fermarsi non per il lockdown ma per la moltiplicazione delle quarantene“.
Per innalzare ulteriormente il livello di sicurezza nelle scuole, il Comitato Tecnico Scientifico nei giorni scorsi ha dato il via libera all’utilizzo dei test rapidi negli istituti. Come sappiamo, questi test non garantiscono al 100% l’attendibilità del risultato – tanto che in caso di positività sarà comunque necessario effettuare il tampone – ma permettono di velocizzare di molto le procedure, fornendo un esito nel giro di appena 20 minuti.
Intanto, i casi totali di ieri sono stati 2.499, pochi in meno rispetto al picco di due giorni fa, quando il numero di contagi ha registrato un vero e proprio balzo in avanti. E’ bene segnalare che anche il numero dei tamponi effettuati è in continua crescita, con il record di 120.301 test effettuati ieri.
Secondo gli esperti della cabina di regia in questa fase sarà “essenziale mantenere le misure di precauzione ed evitare assembramenti“. Si fa quindi grande affidamento al senso di responsabilità della popolazione, che deve avere la «elevata consapevolezza» del quadro complessivo in continuo peggioramento peggioramento. In questo senso viene nuovamente raccomandato l’utilizzo della app Immuni, capace di mappare dettagliatamente il contagio ma finora installata da una esigua minoranza di cittadini.
Intanto il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti precisa che l’obbligo di mascherina in vigore da oggi non si applica ai bambini al di sotto dei 6 anni e a chi stia svolgendo attività motorie, oltre che a tutti coloro che a vario titolo dimostrano una incompatibilità con il dispositivo di protezione. Ma nella regione c’è maretta anche sulla questione dei vaccini: ieri il Tar ha annullato l’atto con cui veniva resa obbligatoria la vaccinazione per gli over 65, ritenendo che la competenza in materia debba essere esclusivamente statale. Più o meno contemporaneamente, l’assessore D’Amato faceva andare su tutte la Federazione dell’Ordine dei Medici annunciando che 100 mila dosi di vaccino saranno messe a disposizione delle farmacie e che, in determinati casi, la somministrazione potrà avvenire all’interno dei negozi.

Il Lazio aveva tra l’altro ipotizzato anche la possibilità di ridurre i tempi della quarantena per coloro che fossero entrati in contatto con un positivo. Una scelta, questa, che dovrebbe però partire dal Governo centrale, che ha ricevuto per ora parere negativo dal Cts, secondo cui è presto per accorciare i tempi di isolamento.

Lorenzo Palmisciano
Fonte: La Repubblica, Huffington Post
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