Epidemia: non possiamo escludere responsabilità del Governo, dice la PM

Dopo diverse ore di audizione, il sostituto Procuratore di Bergamo ha dichiarato che ci sono più documenti e atti per procedere nell’indagine.  

Il Pm di Bergamo Rota: "Non ho detto che responsabilità di zona rossa fosse del Governo" - Leggilo.org

Il sostituto procuratore di Bergamo, Maria Cristina Rota, ha ascoltato, nella giornata di ieri, il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il Premier Giuseppe Conte. Come spiega la Repubblica, il Capo del Governo, durante l’audizione, pur sottolineando che la Regione Lombardia avrebbe avuto la possibilità di intervento, si è assunto la responsabilità della decisione. Secondo la Procura la mancata zona rossa in Val Seriana ha provocato il dilagare del virus. Scindere quelle che potrebbero essere le decisioni politiche da ipotetiche responsabilità penali  non sarà semplice.

Al momento nessuno delle persone ascoltate dai Pm è indagata. Si lavora per ricostruire i giorni che vanno dall’accertamento della scoperta del focolaio fino al 7 marzo, giorno del Dpcm e della Lombardia zona arancione. Qualora si dovessero appurare responsabilità di Ministri  le carte passerebbero al Tribunale dei Ministri di competenza territoriale, ovvero la Corte di Appello di Brescia. E sulle affermazioni, del 29 maggio scorso di Rota, che parlò di: “Responsabilità governativa per la zona rossa”, il Pm ha precisato: “Io dissi che, in base alle dichiarazioni che avevamo allora, emergeva quello. Oggi non ho altro da aggiungervi”. Una situazione delicata, che coinvolge le massime cariche dello Stato e i vertici dei Comitati Scientifici che collaborano con il Governo dall’inizio della pandemia, nonché i vertici della Regione Lombardia.

Chi conosce il Pm Rota però, assicura che non si tirerà certo indietro. Rota, 61enne, bergamasca doc, è sostituto procuratore dal 2018. Ha retto la Procura di Bergamo dopo la scomparsa del procuratore capo, Mapelli, sino alla nomina recente di Antonio Angelo Chiappani. Cresciuta nella scuola di Armando Spataro, nel 2009, allora alla Procura di Milano, si è occupò con successo di inchieste per reati finanziari e di corruzione. Ma già nel 2000 divenne nota per aver risolto l’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, che il 6 giugno di quell’anno sconvolse la comunità di Chiavenna, facendo arrestare tre ragazze minorenni. In lei molti suoi conterranei ripongono fiducia e sperano che possa accertare eventuali responsabilità per i fatti di Alzano e Nembro.

Le manovre di Luca Palamara per impedire l’elezione di Rota alla Procura di Bergamo

Nonostante godesse di grande stima da parte dei suoi colleghi togati, il cammino che ha portato Maria Cristina Rota a divenire sostituto procuratore di Bergamo è stato tortuoso. L’allora capo della corrente Unicost, Luca Palamara, spingeva per un altro nome. Come spiega Il Giornale, Nel maggio del 2018, Rota, fu eletta grazie all’inconsueto asse tra la corrente di Sinistra, Area, e la corrente di Destra, Magistratura Indipendente. Un fatto del tutto nuovo e inaspettato – che poche altre volte si produsse – che riuscì a mettere fuori causa Palamara. Il 14 maggio di quell’anno, Palamara pressò il capo della corrente MI, Claudio Galoppi, come si evince dai messaggi delle chat di quei giorni .Essere procuratore aggiunto a Brescia è infatti una posizione molto importante – in genere è il “numero due” della Procura e spesso l’erede del procuratore capo – su cui Palamara sperava di poter mettere le mani. E ci sarebbe riuscito, se non fosse stato per l’intervento dell’allora procuratore capo di Bergamo, e membro del Csm, Walter Mapelli. Mapelli,  magistrato molto stimato, indicherà Rota come degna suo successore alla guida della Procura di Bergamo. Palamara spalleggiato dal Presidente del tribunale di Brescia Vittorio Masia, sperava di convincere di convincere Galoppi a votare uno dei suoi uomini, puntando sull’appartenenza di Rota alla corrente Area. Ma non ci riuscì: nel settembre del 2018 finì 11 voti a favore per Rota contro 10.

 

Fonte: Repubblica, Il Giornale, Vista

 

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