Zona rossa in Val Seriana: l’esercito era pronto, ma l’ordine da Milano e da Roma non arrivò mai

La Procura di Bergamo sta ricostruendo la vicenda della mancata zona rossa ad Alzano e Nembro, con particolare attenzione agli ospedali della zona che avevano già dato l’allarme il 23 febbraio. Ma sino al 9 marzo non si mosse nulla. 

Soldati inviati in Val Seriana, ma zona rossa che non venne mai istituita: indagano i Pm di Bergamo - Leggilo.org

I Pm bergamaschi, che in questi giorni hanno convocato in audizione il Premier Giuseppe Conte, insieme al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Capo del Viminale Luciana Lamorgese, hanno disposto il sequestro delle cartelle cliniche, e i documenti dell’amministrazione ospedaliera – dal 23 febbraio al 7 marzo – nell’ambito dell’indagine per la mancata zona rossa nei Comuni di Alzano Lombardo e Nembro, in provincia di Bergamo. Per la Procura, tali documenti, dimostrerebbero l’aumento esponenziale dei contagi nei piccoli Comuni della Val Seriana, che avrebbero dovuto spingere le Autorità ad istituire una zona rossa presidiata.

Come spiega Il Corriere della Sera, tali disposizioni erano già state applicate, pochi giorni prima, per alcuni Comuni del Lodigiano e per Vo’Euganeo in Veneto. Al vaglio dei Pm diversi documenti: il primo è “report Coronavirus”, inviato quotidianamente dalla Regione Lombardia alla Protezione Civile, in cui si parla, il 27 febbraio, dell’esistenza di un nuovo focolaionella Val Seriana.  In tale data Nembro aveva lo stesso numero di contagi di Casalpusterlengo, dove la zona rossa era già in vigore. Il 28 febbraio, Marco Rizzi, primario del reparto di Malattie infettive del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, si dichiarava preoccupato per lo stato dell’Ospedale di Alzano, dove confluivano i pazienti dei piccoli Comuni della Val Seriana: “La crescita dell’epidemia è rapidissima, a partire da un focolaio che si è sviluppato dall’ospedale di Alzano. La terapia intensiva e ogni altro reparto sono già saturi. Servono misure di contenimento”.

Ma erano i giorni in cui la Confindustria di Bergamo, spalleggiata dal Sindaco Giorgio Gori, lanciava un video in cui si invitava la cittadinanza a non spaventarsi, a continuare con la propria vita, sulla scia del “Milano non si ferma” del Sindaco Beppe Sala. Ma il virus corre veloce. Il 1 marzo Nembro raggiunse 43 contagi, 19 Alzano, ma l’Assessore al Welfare Giulio Gallera si espresse sfavorevolmente sull’istituzione di una zona rossa ad hoc. La Regione fu smentita dalla realtà. La situazione divenne ben presto insostenibile e in un solo giorno si registrarono 5 decessi dovuti a polmoniti interstiziale  presso l’Ospedale di Alzano.

Ed è sulla struttura ospedaliera di Val Seriana che ora si concentra l’attenzione dei Pm. Il direttore sanitario, pressato dai medici, decise di chiudere l’ospedale. Ma, poche ore dopo, la Regione ordinò l’immediata riapertura e furono proprio i funzionari del Pirellone, da quel momento in poi, ad amministrare l’emergenza. Secondo la Procura, pazienti affetti da Covid sarebbero stati ricoverati insieme a pazienti con altre patologie, in almeno 3 reparti dell’ospedale.

Il Presidente Attilio Fontana, sentito proprio su questi fatti dai Pm insieme all’assessore Gallera, non chiese mai l’istituzione di una zona rossa. Lo fece il Comitato Tecnico-Scientifico, spiegando che: “Alzano Lombardo e Nembro hanno fatto registrare casi ascrivibili a un’unica catena di trasmissione”. Come aggiunge Il Giornale, la sera del 5 marzo, arrivarono al Palace Hotel di Verdellino 100 carabinieri del Reggimento Milano. Nella vicina Osio Sotto, altri 100 poliziotti stazionavano al Continental. Nella Valle arrivarono anche 50 finanzieri e 80 soldati. Sembrava tutto pronto, ma l’ordine da Roma non arrivò mai. Alzano e Nembro sono diventate zona rossa, come il resto d’Italia, il 9 marzo.

 

Fonte: Il Corriere della Sera, Il Giornale

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