Sanità post Covid, Bosio: “Ci sono 25.000 visite e terapie da riprogrammare”

L’emergenza Covid ha lasciato in sospeso circa 25.000 visite e terapie che ora sono da riprogrammare. Le conseguenze sulla salute, per alcuni, potrebbero essere irreparabili.

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L’emergenza Coronavirus ha fermato le nostre vite per circa 3 mesi. Ma se per alcuni di noi, il prezzo da pagare, si è limitato alla noia di dover trascorrere in casa intere giornate, per altri il conto finale potrebbe essere ben più salato. Dalle vittime economiche a coloro che potrebbero venire, indirettamente, colpiti alla salute: il post Covid non sarà indolore per tutti. Uno dei campi che ha più risentito del blocco del Paese è stato tutto il settore sanitario non collegato al Coronavirus. Infatti, per far fronte all’emergenza e assistere i malati di Covid, si sono, spesso, dovuti lasciare indietro tutti gli altri. Ora la sanità post Covid – spiegava qualche settimana fa Il Sole24Ore – si troverà di fronte ad un’altra emergenza: riprogrammare tutto ciò che è stato lasciato in sospeso senza, però, favorire assembramenti all’interno delle strutture ospedaliere. Per evitare possibili nuovi contagi la Società italiana di medicina di emergenza-urgenza ha messo a punto delle linee guida che ha inviato a tutte le Regioni. Ospedali e Pronti Soccorsi si troveranno a dover fare i conti con la riorganizzazione degli spazi e con un aumento del carico di lavoro da dover gestire, in contemporanea, con nuove norme di sicurezza più rigide.

Uno dei sistemi sanitari che si è trovato nell’occhio del mirino è stato quello della Lombardia. A partire da fine febbraio, dopo i primi due casi di infezione virale – spiega il Corriere della Sera – l’assessore alla Sanità lombardo, Giulio Gallera, ha scritto a tutti gli ospedali  di sospendere tutte le attività programmate eccetto quelle non procrastinabili. Pertanto ora, a oltre tre mesi dal blocco, sono circa 25.000 gli appuntamenti da riprogrammare tra visite, esami e terapie. A spiegarlo è stato il direttore generale dell’ospedale Niguarda di Milano, Marco Bosio. Durante il periodo di lockdown il Niguarda, nonostante la gravità della situazione e i turni davvero massacranti per medici e operatori sanitari, sono riusciti comunque a svolgere il 60% dell’attività prevista. Soprattutto sono state svolte tutte le visite e le attività relative ai reparti di oncologia, gli unici che non si sono mai fermati. E sono stati portati a termine circa il 65% degli interventi chirurgici in azienda. Ora – spiega Bosio – gli accessi all’ospedale per le visite stanno riprendendo a ritmi quasi normali ma si prospetta un altro problema: evitare il sovraffolamento dei pazienti nelle sale di attesa che potrebbero diventare il luogo privilegiato per nuovi contagi. Per evitare una nuova ascesa del Covid, la strategia sanitaria agirà, principalmente su due fronti: implementare il numero di tamponi, per i quali Regione Lombardia sta già lavorando all’acquisto  di un nuovo macchinario; privilegiare le visite telematiche.

E’ importante riprendere anche tutta la situazione inerente gli screening e la prevenzione. Durante questi mesi, infatti, sono stati anche la parte diagnostica è stata messa in stand by e questo potrebbe tristemente condurci verso un ‘altre pandemia ancora più pericolosa di quella del Covid: una pandemia di tumori. 

Fonte: Corriere della Sera, Il Sole24Ore

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