Soldi di beneficenza portati via ai bambini africani, la Procura riapre l’indagine

Alessandro, Luca ed Andrea Conticini, quest’ultimo ex marito di Matilde Renzi, sorella dell’ex Premier, sono accusati di aver usato per fini personali una parte dei fondi versati dalle organizzazioni benefiche e destinati all’assistenza dei bambini africani. 

L'ex cognato di Renzi indagato - Leggilo

Non c’è pace per la famiglia dell’ex Premier Matteo Renzi. Dopo le accuse di bancarotta fraudolenta ed emissione di false fatture gravate sui due genitori – Laura Bovoli e Tiziano Renzi – questa volta finisce tocca all’ex cognato di Renzi, accusato – insieme ai fratelli – di aver usato per proprio tornaconto dei fondi versati dalle organizzazioni benefiche, come riportato da Il Corriere della Sera. La denuncia è stata presentata dall’Operation Usa, organizzazione no profit di Los Angeles, che ha presentato una prima querela nei giorni scorsi, avviando così l’indagine momentaneamente ferma per l’assenza di formali denunce dalle parti lese.

Secondo l’accusa, infatti, circa 6,6 milioni di dollari – dei diecimila versati dalle associazioni benefiche e destinati all’assistenza di bambini africani – sarebbero finiti nei conti privati di Alessandro Conticini, fratello maggiore di uno dei cognati dell’ex Premier. La Operation avrebbe versato tra il 2009 e il 2016, alla società “Play Therapy Africa“, di proprietà di quest’ultimo, ex funzionario Unicef di Addis Abeba, circa 5,5 milioni di dollari, mentre altri 3,8 milioni di dollari sono stati versati invece dall’Unicef che ad ottobre spiegò che le somme erano “il corrispettivo di prestazioni nell’ambito di regolari contratti in diversi paesi del mondo”.

Secondo i Pm della Procura di Firenze, Luca Turco e Giuseppina Mione, una parte di questi fondi è passata sui conti personali di Alessandro, Luca ed Andrea Conticini – ex marito della sorella di Renzi – ed è stata usata per investimenti immobiliari e per l’acquisto di quote di alcune società della famiglia Renzi o di persone a essa vicine. L’inchiesta per appropriazione indebita e riciclaggio era ferma e destinata all’archiviazione se nessuna delle parti offese avesse presentato querela. Tutto questo grazie ad una norma del Governo Gentiloni secondo cui, modificando la legge sull’appropriazione indebita,  l’ha trasformata in un reato procedibile solo su querela di parte. I magistrati furono così costretti a mettere in pausa le indagini richiedendo agli enti no profit eventualmente danneggiati se fosse loro intenzione querelare.

La risposta della Operation Usa ha rimesso in moto l’indagine, anche grazie alla modifica delle condizioni per procedere contro il reato di appropriazione indebita introdotta dalla legge anti-corruzione promulgata il 10 gennaio scorso, che ha reintrodotto di nuovo la procedibilità d’ufficio. Così, Alessandro Conticini, 42 anni, e il fratello minore Luca, 37, sono finiti sotto inchiesta per appropriazione indebita aggravata e autoriciclaggio. Andrea, gemello di Luca e marito di Matilde Renzi, è indagato per riciclaggio e per gli acquisti, a nome del fratello Alessandro, di quote di tre società: la Eventi 6 della famiglia Renzi, la Quality Press Italia e la Dot Media di Patrizio Donnini e di sua moglie Lilian Mammoliti, legati da un rapporto di amicizia con i Renzi. Queste operazioni risalgono al 2011. L’inchiesta della Procura di Firenze era nata da alcune segnalazioni bancarie, in quanto sui conti correnti personali di Alessandro Conticini erano transitati quasi 6,6 milioni di dollari provenienti dalle donazioni, in parte utilizzati nel 2015 per la sottoscrizione di un prestito obbligazionario di 798 mila euro emesso da una società dell’isola di Guernsey, e in parte destinati fra il 2015 e il 2017 a un investimento immobiliare in Portogallo per un importo di 1 milione e 965 mila euro.

L’avvocato Federico Bagattini, che difende i tre fratelli, respinge in pieno le accuse: “Abbiamo chiesto di essere interrogati da mesi, ma quando ci hanno mandato l’avviso i fatti contestati erano diversi da quelli richiesti per l’interrogatorio“. E sull’arrivo della prima querela dice, come riportato da Repubblica: “Meglio così, ci piace vincere nel merito”. La storia, come anche riguardante le accuse sopra ricordate contro i genitori dell’ex premier, non ha nulla a che vedere con le vicende politiche di Matteo. Certo una rapida e positiva definzione delle stesse tornerebbe utile a Renzi jr che non può trovarsi a suo agio nella condizione di ex. Essere “solo” un senatore non basta ma queste disavventure, per quanto collaterali, non giovano. Risalire la china per lui e il PD non è impossibile. Sebbene per quest’ultimo, lo scandalo che ha coinvolto alcuni politici dem della Regione Umbria non è di buon auspicio per i prossimi appuntamenti elettorali.

Chiara Feleppa

Fonti: Il Corriere della Sera, Repubblica

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