Noemi, un figlio di 6 mesi, occupa la casa assegnata ai Rom

Non si spengono le proteste a Casal Bruciato, il quartiere che segue la scia di Torre Maura. I cittadini sostengono Noemi, la giovane italiana che ha occupato un alloggio popolare destinato ai rom.

 Noemi Fasciano occupa la casa dei rom - Leggilo

Non ci sono CasaPound e Forza Nuova a fomentare l’odio, come ha affermato l’ex Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini commentando la rivolta contro i Rom a Torre Maura. Ci sono molti residenti che ritengono ingiusto l’assegnazione di un alloggio famigliare a quelli che un tempo venivano chiamati “zingari” prima che il politicamente corretto trasformò quella parola in un insulto o quasi. “Date quella casa agli italiani in difficoltà”, gridano i cittadini di Casal Bruciato, zona periferica di Roma, che si sono opposti all’assegnazione di una casa popolare ai Rom. “L’italiano in difficoltà”, in particolare, si chiama Noemi Fasciano, ed è lei che ha occupato l’abitazione destinata ai nomadi, in via Cipriano, sostenendo di averne più diritto. Noemi vive insieme a Simone e il suo bambino di sei mesi a casa della nonna, in meno di trenta metri quadrati, come riportato da La Stampa.

Tutto è cominciato quando la famiglia Rom, assegnataria dell’appartamento al sesto piano, si è presentata nell’immobile, gli inquilini hanno alzato le barricate, opponendosi. Da quel momento, è cominciata una battaglia per assegnare quella casa a Noemi, ventenne, che da lunedì mattina staziona sul pianerottolo assieme al compagno e a suo figlio, di soli sei mesi. “È lui, mio figlio, la ragione di questo azzardo. Ho più diritto dei Rom”, dice la giovane. In tenda, rimangono fermi nello stabile. Ma non sono soli. I cittadini li appoggiano: “Noemi, siamo tutti con te”, gridano i residenti.

Noemi Fasciano protesta per la casa - Leggilo.Org

Come Torre Maura, la protesta si è accesa ad indicare un’insofferenza generale e un disagio vissuto dai residente delle periferie di Roma. “Ci hanno detto che l’alloggio si era liberato e così ci abbiamo provato, poi sono arrivate le Forze dell’Ordine, ci siamo spaventati ma non abbiamo rinunciato”, raccontano i due. “La domanda per un alloggio popolare”, spiega ancora la giovane, “non l’ho neppure fatta perché non ci credo, mia mamma è in attesa di una casa da venticinque anni”.

Il problema degli alloggi è comune a tutte le periferie, ma è diventato ancor più acuto da quando gli abitanti si sono visti scavalcare nelle assegnazioni dalle famiglie Rom. “Non ho nulla contro di loro ma questo non è giusto perché così penalizzano le famiglie italiane. Noi dovremmo avere delle corsie preferenziali perché altrimenti è automatico che le case andranno sempre a loro”, conclude Simone, come riportato da Il Corriere della Sera. Così, i due si sostengono a vicenda, appoggiati dagli abitanti della zona che sostengono la causa della ragazza. “Se sono contro i Rom, allora sono razzisti” direbbe Matteo Orfini. Ma la realtà sembra più complessa di quanto vorrebbe l’ex Presidente del Partito Democratico.

Così facendo la Raggi alimenta dei focolai di tensione – dice un residente e non sembra una persona che sragiona – perché non si sa bene con quale criterio a loro stanno assegnando questi alloggi, se questo avviene perché stanno lasciando i campi Rom o perché effettivamente sono in graduatoria. Nel rimo caso sarebbe grave, perché significa che stanno scavalcando tutti in graduatoria. Se fossero invece in graduatoria ci chiediamo con quali criteri vengono inseriti, peraltro collocandoli in contesti dove già ci sono criticità

Chiara Feleppa

Fonti: La Stampa, Il Corriere della Sera

 

 

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