Matteo Salvini, le tappe e le motivazioni del caso Diciotti

Il caso Diciotti sembra volgere al termine, dopo che il Tribunale dei Ministri di Catania aveva chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini.

Salvini le tappe della causa Diciotti

Aver abusato dei suoi poteri trattenendo per 5 giorni 177 migranti a bordo della nave Diciotti in condizioni psicofisiche critiche per motivi meramente politici”. È in base a questa controversa ricostruzione dei fatti, sempre che venga dimostrata sussistente, che il Tribunale dei Ministri di Catania ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Ribaltando, a sorpresa, la tesi del Procuratore capo Carmelo Zuccaro favorevole, in precedenza, all’archiviazione per il responsabile del Viminale.

Le motivazioni dei giudici

I Magistrati hanno ipotizzato il reato di sequestro di persona aggravato, anche “per esser stato commesso in danno di soggetti minorenni”, che prevede una pena da 3 a 15 anni. “Salvini“, scrive il Tribunale nelle 53 pagine del provvedimento, “nella sua qualità di Ministro, violando le convenzioni internazionali di soccorso in mare e le norme di attuazione nazionali, bloccava la procedura di sbarco dei migranti privandosi illegittimamente della libertà personale di questi ultimi“.

Non c’erano infatti, secondo i giudici, motivi di ordine pubblico che potevano consentire a Salvini di impedire lo sbarco, e così facendo è incorso in un’esplicita violazione delle convenzioni internazionali, come riportato da Il Sole 24 Ore. Insomma, Salvini avrebbe agito “al di fuori delle finalità proprie dell’esercizio del potere conferitogli, in quanto le scelte politiche non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati di garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco dei migranti”, così come stabilito invece dalle convenzioni internazionali, che “costituiscono una precisa limitazione alla potestà legislativa dello Stato in base agli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione”.

Cosa è successo dopo

Determinante per l’esito, visti gli equilibri traballanti, è stata la decisione del M5S di mettere ai voti online la questione di Salvini. Nonostante le complicanze della votazione online degli iscritti al Movimento pentastellato sulla piattaforma Rousseau, il risultato è stato determinante:  a questo punto, secondo l’iter, i Senatori, a Palazzo Madama, si sono espressi. La giunta ha negato, a maggioranza assoluta, l’autorizzazione a procedere, sostenendo che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato e per il perseguimento di un preminente interesse pubblico. Qualora fosse passata l’autorizzazione a procedere, il giudizio di primo grado sarebbe spettato al Tribunale ordinario del capoluogo del distretto di Corte d’appello competente per territorio. A sua volta, per processare il leader della Lega, era necessaria l’autorizzazione a procedere, essendo Salvini un Ministro. In base all’articolo 96 della Costituzione: “il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale”.

La difesa di Salvini

“Non è opportuno che si proceda contro Matteo Salvini, perché le scelte sulla Diciotti furono dettate da un preminente interesse pubblico condiviso dall’esecutivo nella sua interezza”. Questa la proposta formulata qualche giorno fa da Maurizio Gasparri, Presidente della Giunta, in una relazione di quindici pagine presentata ai senatori-commissari che dovranno esprimersi sul punto. La memoria difensiva – tecnica, e non politica – depositata da Salvini nell’organismo fa leva su due aspetti. Il primo: la decisione di non far sbarcare subito i migranti soccorsi ad agosto dalla nave Diciotti fu un’iniziativa del Governo, e non personale del ministro dell’Interno. Secondo: fu dettata da ragioni di sicurezza e ordine pubblico. Allegati, i documenti firmati dal premier Giuseppe Conte, dal vicepremier Luigi Di Maio e dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Il documento di Salvini, per espressa volontà, vuole offrire una ricostruzione dei fatti che non entra nel merito della sussistenza o meno del reato di sequestro e non contiene alcun attacco ai giudici. In esso viene sottolineato che gli oneri di prima accoglienza sono sempre spettati a Malta, anche quando la nave militare italiana era arrivata al porto di Catania il 20 agosto. Un fatto, questo, che dimostra che l’Italia ha informato subito il resto dell’Europa della vicenda, perché si trovasse “una soluzione comune”. E soprattutto, nel documento di Salvini, si spiega come ogni sua azione “abbia avuto esclusivamente una finalità di pubblico interesse”. Insomma, fu un’ iniziativa del governo, coerente con la politica nazionale sui flussi migratori e risultante anche dal contratto di governo e dalla strategia messa in atto per gestire il tema migranti.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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