Pamela, la criminologa è convinta: “Violenza sessuale di gruppo”

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(Websource/archivio)

Fa ancora discutere l’inchiesta sull’efferato omicidio di Pamela Mastropietro. Dunque, anche se gli inquirenti parlavano sabato di caso chiuso, tanti restano a oggi i nodi irrisolti. Nel frattempo, nell’inchiesta è finita una quarta persona, sempre un nigeriano. Intervistata dal ‘Populista‘, la criminologa Roberta Bruzzone ha provato a tracciare un quadro della situazione: “Si sta delineando un quadro preciso, anche peggiore di quello che si poteva prospettare inizialmente. Ritengo che Pamela sia stata vittima del branco”. Dunque, gli indagati “possono aver utilizzato la sostanza stupefacente per mettere la ragazza nelle condizioni di non poter opporre resistenza a una violenza sessuale di branco. In seguito a questo tipo di attività, con una serie di concause tra cui l’assunzione di sostanze stupefacenti e le lesioni dovute probabilmente a un’aggressione violenta, Pamela è morta. Da qui la decisione di non solo di sezionare il corpo per renderlo trasportabile, ma di lavarlo abbondantemente con varichina in modo da rendere difficile l’accertamento del tentativo di violenza sessuale”.

Roberta Bruzzone ha una tesi: “Credo che Oseghale abbia individuato in Pamela una facile preda, una ragazza alla ricerca di stupefacenti, quindi abbia contattato altri due suoi amici con l’obiettivo di abusare sessualmente di lei. Ritengo appunto che a seguito di questa attività, durante la quale le è stata somministrata una sostanza stupefacente ed è stata aggredita, sia deceduta”. La criminologa pensa che possa esserci la mano di altre persone: “Credo che qualcuno abbia dato loro indicazioni precise sull’utilizzo della candeggina, tant’è che sono andati a comprarla successivamente. Il sezionamento finalizzato all’occultamento del cadavere è cosa orribile ma comprensibile sotto il profilo logico: dovendo fare uscire un corpo da quell’appartamento, con la presenza di telecamere, occorreva in qualche modo renderlo trasportabile. Escludo atti rituali o forme di cannibalismo. Quello che non torna è il lavaggio con candeggina, suggerito a mio avviso da qualcuno con l’obiettivo di rendere di difficile interpretazione il quadro lesivo, cancellando ogni possibile traccia riconducibile al tentativo di violenza sessuale”.

Dietro al “branco” di nigeriani ci sarebbe dunque “qualcuno certamente più esperto di loro, che sa quanto questo tipo di intervento renda molto più difficile la lettura del quadro lesivo”. Spiega ancora Roberta Bruzzone: “Un aspetto interessante sarà valutare chi hanno contattato o chi hanno incontrato nel lasso temporale in cui è avvenuto il depezzamento e il successivo lavaggio con candeggina”. E conclude: “La contestazione dell’omicidio verrà fatta, e deve portare a una condanna importante. Siamo di fronte a uno dei fatti di sangue più brutali mai avvenuti nel nostro Paese negli ultimi 50 anni”.

GM

Fonte: Il Populista

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