Pamela Mastropietro: le prove contro chi ha partecipato alla mattanza

(foto dal web)

Si sarebbe “chiusa” stando a sentire gli inquirenti l’inchiesta per l’omicidio della 18enne Pamela Mastropietro. Per il delitto è stato fermato poche ore dopo il ritrovamento del cadavere Innocent Oseghale, un 29enne nigeriano, che era stato accusato di occultamento e vilipendio di cadavere, ma al momento non di omicidio volontario. La giovane era stata uccisa e fatta a pezzi dopo essere fuggita da una comunità di recupero nel maceratese. Venerdì, poi, sono stati bloccati altri due nigeriani.

Si tratta di Desmond Lucky e Lucky Awelima. Il primo sarebbe un pusher amico di Innocent Oseghale, in un primo momento accusato solo di concorso in spaccio di droga. I cellulari dei tre sono anche stati tracciati, e nel caso di Awelima sono stati seguiti i suoi spostamenti: i carabinieri hanno potuto notare che due giorni fa si trovava a Milano, con la possibile intenzione di fuggire dall’Italia. Dalle indagini, sembra che il delitto sia stato compiuto dalle 12 alle 19 e che – contrariamente a quanto si è detto in queste due settimane – Pamela Mastropietro è stata uccisa probabilmente perché si è ribellata a qualcosa.

Intanto, riaffiora in questa vicenda il ruolo del “tassista” camerunense con cui Oseghale si è recato sul luogo dove sono stati rinvenuti i trolley, come riportato da Il Corriere della Sera. Si tratta di un migrante che, essendo patentato, fornisce passanti ad altri migranti suoi connazionali e non. Sembra sempre più chiaro che se questa vicenda davvero tragica ha avuto in tempi rapidi una svolta nelle indagini lo si deva a lui. Infatti, sembra che dopo aver accompagnato il nigeriano sul posto, il “tassista” sia poi tornato e abbia aperto le valigie. Spaventato da quello che aveva visto, il giorno dopo si è poi presentato spontaneamente in Questura, raccontando la propria versione dei fatti, corroborata poi dai successivi sviluppi nelle indagini.

Fonte: Il Corriere della Sera

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