Fidanzati torturati ed uccisi con 79 coltellate, per Antonio De Marco non basta l’ergastolo: c’è l’isolamento in carcere :

Un omicidio efferato, 79 coltellate contro la coppia di amici nel loro primo giorno di convivenza. Per gli avvocati della difesa Antonio De Marco non sapeva cosa stava facendo.

Daniele de Santis ed Eleonora Manta avevano un’unica colpa: quella di essere felici ed innamorati. Colpa imperdonabile agli occhi del loro amico ed ex coinquilino Antonio De Marco che, con ben 79 coltellate, ha deciso di ucciderli proprio nel loro primo giorno di convivenza nella loro casa di via Montello, a Lecce.

La tragedia si consumò il 21 settembre del 2020. Lo scorso 7 giugno 2022 il 22enne De Marco, reo confesso del duplice omicidio, fu condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Lecce. La difesa, tuttavia, non ha smesso di arrendersi e continua a puntare  riconoscimento dell’infermità del vizio di mente, quanto meno parziale. In pratica, secondo i legali che assistono lo studente di Scienze Infermieristiche, quella sera il giovane non aveva ben chiare le sue azioni: per 79 volte. Eppure le prove contro Antonio De Marco sono state schiaccianti, in particolar modo la premeditazione e la brutalità sono componenti innegabili di questo duplice delitto. Addirittura De Marco aveva messo per iscritto ogni mossa che avrebbe compiuto, ogni fase dell’omicidio e l’attrezzatura da acquistare per liberarsi dei due ex coinquilini. Negli appunti trovati era specificato che Eleonora, prima di essere uccisa, sarebbe dovuta essere torturata e violentata. Ciò non accadde unicamente perché la ragazza morì prima che De Marco potesse completare il suo piano.

Per tutte queste ragioni per la Procura di Lecce l’ergastolo non basta: ad Antonio De Marco deve essere applicata anche la misura restrittiva ulteriore dell’isolamento in carcere. Lo ha messo nero su bianco il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, presentando il ricorso contro la sentenza emessa della Corte d’Assise di Lecce nel giugno scorso. Nella richiesta la procura della Repubblica di Lecce ha reclamato per l’imputato, già in carcere, la misura dell’isolamento diurno per un anno esigendo dunque un aggravamento della pena rispetto all’ergastolo già previsto. Si tratta di una richiesta che lo stesso pubblico ministero aveva già presentato nell’aula di tribunale durante la sua requisitoria ma respinta dai giudici della Corte d’Assise di Lecce.

 

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