Nigeria, studentessa cristiana lapidata e bruciata dai compagni di corso “E’ stata blasfema”

 Una studentessa lapidata e bruciata dai compagni di Università musulmani.

L’Università, in qualunque, posto nel mondo, dovrebbe sempre essere luogo di confronto, crescita e rispetto. Insegnare non solo cultura e nozioni ma anche tolleranza di chi ha idee diverse dalle nostre. Purtroppo non sempre è così e la violenza, talvolta, entra di prepotenza anche nelle accademie.

 

In Nigeria, nello Stato nord-occidentale del Sokoto per la precisione,  Deborah Samuel, giovane studentessa di economia è stata lapidata e bruciata dai suoi compagni di religione musulmana. La colpa della giovane sarebbe stata quella di essere cristiana. I suoi assassini l’hanno accusata di blasfemia. Secondo testimonianze e informazioni pubblicate sulla stampa nigeriana, uno studente – che si è presentato con il nome di Babangida – ha accusato Deborah di aver postato un commento offensivo sul profeta Maometto sulla chat WhatsApp di un gruppo studentesco, che tutti hanno visto. Furiosi per quello che hanno considerato un insulto, decine di ragazzi musulmani del Shehu Shagari College of Education hanno deciso di passare all’azione.

Deborah era stata messa in sicurezza all’interno di una stanza dai responsabili della scuola in modo che nessuno potesse farle qualcosa. Ma a nulla è servito questo tentativo di salvaguardarla: gli studenti musulmani hanno scoperto dove si trovava, sono andati a prenderla e l’hanno trascinata di forza fuori dalla stanza. Poi l’hanno uccisa con la lapidazione al grido di “Allah Akbar” e per concludere hanno appiccato il fuoco all’edificio. E’ anche stato girato e diffuso un video nel quale si vede la ragazza “giustiziata”. La Polizia ha annunciato l’arresto di due degli studenti coinvolti nell’omicidio di Deborah Samuel, assicurando che tutti i sospetti identificati nel video saranno arrestati. Le autorità hanno annunciato l’immediata chiusura della scuola. In diversi Stati del Nord della Nigeria, oltre al diritto comune vige ancora la legge della Sharia. Qualche tempo fa la stessa sorte toccò a Hevrin Khalaf, 35enne attivista per i diritti delle donne in Siria.

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