Milano, muore sul posto di lavoro, se ne accorgono dopo due giorni

La compagna non lo vedeva da due giorni. Nessuno poteva immaginare che Gianni giaceva morto da due giorni sul luogo di lavoro. 

Nessuno aveva più visto Gianni Russo dalla sera di lunedì 11 aprile. Né i colleghi di lavoro, né la compagna e i figli. Quando è stato trovato era ormai troppo tardi.

ANSA/LUCA ZENNARO

I colleghi lunedì sera avevano lasciato Gianni, elettricista di 63 anni, mentre stava lavorando agli impianti di un capannone in ristrutturazione in via Manin a Milano, tra il quartiere Adriano e la prima periferia di Sesto San Giovanni. L’uomo quella sera si era arrampicato in cima a una scala telescopica e alle prese con una scatola di derivazione. Il giorno seguente nessuno si era recato in quel cantiere. Solo mercoledì 13 aprile, nel primo pomeriggio, quando i colleghi sono tornati sul luogo di lavoro hanno visto  il corpo di Russo immobile sul pavimento del capannone. Hanno subito dato l’allarme ma ormai non c’era più nulla da fare: il 63enne era già morto da diverse ore.

I sanitari del 118 hanno solo potuto constatarne il decesso. Sul posto sono arrivati i Poliziotti del commissariato di Sesto San Giovanni e gli specialisti dell’Ats, coordinati dal pubblico ministero monzese Cinzia Citterio: dovranno stabilire se ad uccidere l’elettricista sia stato un malore o una scossa elettrica. Russo lascia una compagna e due figli di 14 e 17 anni. Quella di Gianni Russo va ad aggiungersi alle tante, troppe morti sul lavoro che avvengono con cadenza quotidiana o quasi. Qualche giorno fa sorte simile è toccata ad un ragazzo di soli 30 anni, Anthony Turnone. Il giovane è morto fulminato: il braccio meccanico che stava manovrando per spostare dei container ha toccato un cavo dell’alta tensione. Anthony è morto sotto gli occhi impotenti dei colleghi che non hanno potuto fare niente per salvarlo. Nonostante la prontezza dei soccorsi, il 30enne è deceduto poco dopo essere arrivato in ospedale.

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