Sanzioni e invio di armi all’Ucraina: per la Russia ora l’Italia è un “Paese ostile” e le conseguenze potrebbero metterci in ginocchio

La Russia di Vladimir Putin ha inserito l’Italia nella lista dei Paesi ostili. Le conseguenze per la nostra economia potrebbero essere davvero pesanti.

Ansa

Teatri che si colorano di giallo e blu, direttori d’orchestra eliminati dai palinsesti, corsi su Dostoevskij cancellati, sanzioni, invio di armi e di militari. E così l’Italia è entrata ufficialmente nella lista nera della Russia: nella lista dei Paesi ostili. Del resto le parole del segretario del Partito Democratico Enrico Letta lasciavano ben poco spazio all’interpretazione sulle posizioni del Governo in merito al conflitto tra l’Ucraina e il Paese di Vladimir Putin. Il Governo russo, nelle scorse ore, ha pubblicato un elenco di Paesi “ostili” che hanno commesso azioni contro la Russia, le sue aziende e i suoi cittadini. L’elenco coincide con tutti gli Stati che hanno imposto delle sanzioni economiche alla Russia come risposta all’invasione dell’Ucraina voluta da Vladimir Putin. Ma che cosa comporta essere ritenuti ostili dalla Russia che, ricordiamo, è il nostro principale fornitore di gas?

Le conseguenze saranno, essenzialmente, di tipo economico. Secondo il decreto del Governo di Putin, i cittadini e le aziende russe, lo Stato stesso, le sue regioni e i comuni che hanno obbligazioni in valuta estera nei confronti di creditori stranieri dall’elenco dei Paesi ostili potranno pagarli in rubli. In sostanza, chi deve dei pagamenti all’estero potrà farlo solo in rubli, la moneta corrente russa. Ma il problema è proprio il rublo in quanto la moneta russa si è enormemente svalutata dall’inizio del conflitto con l’Ucraina: basti pensare che per acquistare un euro ci vogliono 164,7 rubli.  Un mese fa ne bastavano 86. Discorso simile per i dollari: per acquistare un dollaro ci vogliono 153 rubli; un mese fa erano sufficienti 75. In pratica il valore del rublo si è dimezzato in un solo mese e potrebbe continuare a scendere. Ci si interroga, dunque, sul perché un debitore debba accettare una moneta che vale sempre meno e se questo possa costituire default, un’impossibilità di restituire il debito. Attualmente la Russia ha 117 milioni di dollari di cedole su obbligazioni in dollari in scadenza il 16 marzo che non hanno la possibilità di essere pagate in rubli. Le aziende russe interessate nell’immediato a pagamenti di obbligazioni estere sono Rosneft e Gazprom per oltre 3 miliardi di dollari. L’economia dell’Italia potrebbe essere messa definitivamente in ginocchio.

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