Sempre lo stesso indirizzo: così si usano i rifugiati per avere il Reddito di Cittadinanza

Scovata ennesima truffa inerente il Reddito di Cittadinanza. Questa volta il danno alle casse dello Stato sfiora il mezzo milione di euro.

Ansa

I “furbetti” del Reddito di Cittadinanza non vanno mai in vacanza. Questa volta la truffa è stata scoperta grazie ad un’indagine partita la scorsa estate e condotta dai Carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Vicenza e dalla sezione operativa della compagnia Carabinieri di Bassano del Grappa. Il danno alle casse dello Stato sfiora il mezzo milione di euro: 460mila per l’esattezza. Coinvolte 140 persone di nazionalità romena che percepivano il sussidio a firma grillina senza averne diritto, avvalendosi di un trucchetto molto comune: dichiaravano di vivere in una via inesistente. I soggetti in questione si erano presentati tutti presso il medesimo ufficio postale di Bassano del Grappa esibendo come documenti identificativi la carta di identità romena e un’attribuzione del codice fiscale rilasciato dall’Agenzia delle entrate.

I direttori dell’ ufficio postale, insospettiti dalla mancanza di documenti italiani, hanno allertato immediatamente i Carabinieri che hanno proceduto con l’identificazione di queste persone, allertando successivamente i Carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Vicenza per avviare le verifiche sulla corretta percezione del Reddito di Cittadinanza. Le successive verifiche hanno permesso di fare emergere la truffa ai danni dello Stato: tutti i soggetti identificati avevano indicato il medesimo indirizzo di residenza, un civico situato a Torino. Gli ulteriori accertamenti hanno portato alla scoperta che tale residenza risultava essere solo un indirizzo virtuale, predisposto dal comune di Torino per dare una residenza ai rifugiati, persone straniere titolari di protezione internazionale e umanitaria. La stessa truffa era già stata messa in atto e scoperta qualche giorno fa anche nel capoluogo piemontese, con le stesse modalità. Gli ulteriori controlli incrociati su banche dati Inps e ispettorato nazionale del lavoro hanno consentito di accertare che tutti i nominativi forniti dall’Inps non erano mai stati residenti sul territorio nazionale e non avevano mai svolto attività lavorativa in Italia. Anche la documentazione relativa all’Isee presentata dagli indagati è risultata essere stata falsificata mediante autocertificazione. I 140 cittadini romeni sono stati denunciati e tutte le carte di credito rilasciate per il prelievo mensile del beneficio sono state immediatamente bloccate. Ma nel frattempo hanno percepito indebitamente quasi mezzo milione di euro.

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