41 milioni di dosi solo in Italia, incassi da capogiro, ma Pfizer decide di risparmiare su 130 lavoratori

Nonostante gli incassi da capogiro, la casa farmaceutica Pfizer è partita con i licenziamenti: a casa 130 lavoratori.

Ansa

Gli incassi vertiginosi derivanti dai vaccini anti Covid non salveranno il posto ai 130 dipendenti del colosso farmaceutico Pfizer che, dopo anni di lavoro, rischiano di restare a casa. I licenziamenti, per il momento, riguardano solo la sede di Catania ma non è detto che non si estendano anche altrove. Infatti Pfizer ha ceduto alla Cina la produzione del Tazocin, l’antibiotico penicillinico che si produceva a Catania e che era proprio destinato al mercato cinese. Il ché ha inevitabilmente prodotto degli esuberi. E, così, il 7 febbraio scorso, tutti i lavoratori hanno ricevuto un elenco di 130 posizioni organizzative considerate “di troppo”. Ma non è tutto: oltre ai 130 dipendenti a tempo indeterminato che rischiano il licenziamento ce ne sono almeno altri 110 che, essendo stati assunti tramite contratti atipici – somministrazione attraverso agenzie interinali – verranno semplicemente lasciati a casa senza troppe spiegazioni.

Per i lavoratori e le lavoratrici della sede di Catania è stata una mazzata: molti sono giovani, alcuni avevano appena ottenuto un contratto a tempo indeterminato dopo  anni di contratti a termine e avevano già iniziato a investire in progetti come l’acquisto della prima casa, mettere sù famiglia. Addirittura alcuni si erano conosciuti e innamorati lì, sposati e avuto figli grazie a Pfizer in un certo senso. Poi ci sono i lavoratori più anziani che, difficilmente, potrebbero trovare un altro lavoro in un Paese la cui economia è stata messa in ginocchio da mesi di lockdown, zone rosse e restrizioni.
Tra Confindustria, prefettura e tavoli regionali vanno avanti le trattative tra Pfizer, le istituzioni locali e le sigle sindacali. Pochi giorni fa, durante un incontro in Confindustria a Catania, la multinazionale ha proposto una soluzione per 50 dei 130 esuberi: il trasferimento, con un bonus una tantum, nelle Marche, ad Ascoli Piceno. Il sito marchigiano è stato individuato come quello in cui sarà confezionata la pillola anti Covid-19 e lì sono state annunciate 400 assunzioni.La proposta del trasferimento è stata rifiutata dalle sigle sindacali, ma i lavoratori hanno comunque tempo fino al 28 febbraio per manifestare un eventuale interesse ad andare nelle Marche per non rischiare di perdere l’impiego. “Mentre l’azienda guadagna miliardi su miliardi per i vaccini, giustamente perché salva vite, licenzia nella zona più depressa del Paese. È una questione di responsabilità sociale, le istituzioni non dovrebbero accettare un comportamento simile” – ha commentato incredulo e deluso uno dei 130 dipendenti a rischio.

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