Leonard sistema i carrelli della Coop da 2 anni: ora vuole essere assunto

Un giovane che sistema i carrelli fuori dal supermercato da oltre due anni, ora rivendica i suoi diritti e vuole essere assunto.

Getty Images/Sean Gallup/Archivio

Dopo oltre due anni di lavoro non retribuito, Leonard – nigeriano di circa 20 anni – chiede di essere assunto dal supermercato Coop di via Laurentina, a Roma. Il giovane è arrivato nel 2016 a Trapani dopo avere attraversato il Mediterraneo. È salpato dalla Libia e dopo aver trascorso parecchi mesi nei centri di accoglienza di Milano e Bergamo, si è ritrovato nella periferia sud di Roma. Lì ha trovato un modo per guadagnarsi quel poco che gli basta per vivere alla giornata: ogni mattina si apposta fuori dalla Coop e  riporta al piano terra i carrelli che i clienti lasciano al piano superiore dopo aver caricato la spesa nel portabagagli. La sua paga consiste nelle monete che i clienti inseriscono nei carrelli per poterli utilizzare: solitamente tutti gli avventori del supermercato lo ripagano così per la gentilezza. A fine giornata riesce a tornare a casa una quindicina di euro con i quali si paga una piccola spesa e, a fine mese, l’affitto di un posto letto in un appartamento che condivide con altri connazionali. Leonard – intervistato dalla Repubblica – ha raccontato che il capo del supermercato gli ha spiegato come deve sistemare i carrelli.

Tutto questo, Leonard lo fa con il tacito assenso dei responsabili del punto vendita. Ora però i sindacati Cobas chiedono che il ragazzo venga assunto regolarmente dal supermercato: “Leonard svolge una mansione per la quale ha tutto il diritto di essere inquadrato. Altrimenti si tratta di un fenomeno di caporalato” – ha denunciato Francesco Iacovone, membro dell’esecutivo nazionale dei sindacati di base, che stanno preparando una denuncia all’ispettorato del lavoro. Nel frattempo nel parcheggio di via Laurentina è arrivata la Polizia, chiamata dallo stesso Iacovone il quale ha allertato anche il sindaco della Capitale, il Dem Roberto Gualtieri, affinché intervenga per mettere a posto questa situazione di sfruttamento. Infatti – ha aggiunto Leonard stesso – la sua medesima mansione prima veniva svolta da alcuni rifugiati. Ma l’Unicoop Tirreno nega di aver mai accettato, pur tacitamente, la mansione che Leonard svolge: “Neghiamo che la persona in questione stia agendo su nostra indicazione e con il nostro avvallo” – hanno risposto.

La questione non è affatto semplice. Come ha spiegato il professor Pasquale Passalacqua, ordinario di Diritto del lavoro dell’Università di Cassino, il confine è molto sottile. Perché non è propriamente volontariato ma un servizio offerto volontariamente in cambio di denaro. Secondo il giurista, quello del ragazzo potrebbe essere riconosciuto come un lavoro se il servizio offerto è in qualche modo utile per l’azienda ed è stato riconosciuto e accettato nel tempo dai titolari, anche in assenza di un mandato scritto. Per questa ragione saranno fondamentali le testimonianze dei dipendenti del punto vendita.

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