Vaccinare le persone ogni 4 mesi può indebolire il sistema immunitario: gli esperti hanno i primi dubbi

L’Agenzia Europea del Farmaco – EMA – si esprime circa la possibilità di un richiamo vaccinale ogni 4 mesi.

Getty Images/D. Pinova

Qualche giorno fa il professor Matteo Bassetti – volto ormai noto per le sue numerose ospitate televisive nonché direttore delle Malattie Infettive presso il Policlinico San Martino di Genova – ha sostenuto che, almeno per gli anni immediatamente prossimi, dovremo vaccinarci ogni sei mesi. Intervallo di tempo che pare pure troppo dilatato se si pensa che il Governo italiano ha stabilito che la terza dose può essere somministrata già dopo 4 mesi dalla seconda. Ma qualcuno dice no. E non si tratta di no vax ribelli ma di Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell’Ema, l’Agenzia europea del Farmaco. Cavaleri ha spiegato che non è possibile pensare, per il futuro, di iniettare il vaccino alle persone ogni 4 mesi in quanto si potrebbe addirittura ottenere l’effetto opposto a quello cercato, ovvero si potrebbe indebolire il sistema immunitario dei soggetti esponendoli maggiormente al rischio di essere facile bersaglio del virus. “Non possiamo continuare con booster ogni 3-4 mesi. Le vaccinazioni ripetute a brevi intervalli potrebbero non rappresentare una strategia sostenibile a lungo termine, finiremo probabilmente per avere problemi con la risposta immunitaria” – le parole dell’esperto.

Cavaleri ha, inoltre, aggiunto, che non ci sono ancora abbastanza dati per poter già parlare di una quarta dose per tutti. La si può considerare già da ora limitatamente a soggetti immunodepressi e vulnerabili. Per quanto riguarda la tanto temuta variante Omicron che sta colpendo anche chi è vaccinato con due o tre dosi – il professor Massimo Galli, l’ex calciatore Antonio Cassano, il presentatore Chiambretti, l’ex pugile Maurizio Stecca finito addirittura intubato, sono solo alcuni esempi – Cavaleri puntualizza che non c’è da preoccuparsi eccessivamente. E’ certamente vero che Omicron è particolarmente contagiosa ma non più pericolosa delle varanti che l’hanno preceduta. “Gli studi da Sudafrica, Gran Bretagna e da alcuni Paesi europei mostrano che il rischio di essere ricoverato dopo il contagio con Omicron è di circa la metà rispetto alla variante Delta. Tuttavia la situazione epidemiologica nell’Unione europea continua a essere molto preoccupante. Assistiamo a un rapido aumento dei casi in tutti gli Stati membri, la situazione è largamente guidata dalla circolazione della variante Delta e la rapida diffusione della variante Omicron in diversi Paesi” – ha concluso Cavaleri.

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