“In terapia intensiva bisogna dare la precedenza ai vaccinati”, dice il dott Mario Riccio, responsabile di reparto

Il vaccino anti Covid dovrebbe evitare di finire in terapia intensiva. Ma secondo un medico rianimatore i vaccinati, nel caso, dovrebbero avere la precedenza.

Getty Images/Jeff Mitchell

Alcuni ospedali iniziano a scricchiolare. Per decidere a chi assegnare un posto in rianimazione sarebbe giusto tener conto anche della vaccinazione“. A pronunciare queste parole il dottor Mario Riccio, responsabile della Terapia intensiva dell’ospedale di Casalmaggiore, in provincia di Cremona. Lo stesso medico che, anni fa, assistette Piergiorgio Welby, malato di Sla, nella sua scelta di fine vita. Riccio affronta la questione più spinosa per chiunque abbia scelto d’intraprendere la professione medica: scegliere chi salvare. Situazione che potrebbe presentarsi in un’emergenza come questa in cui i posti letto in terapia intensiva sembrano sempre troppo pochi. E, a due anni dall’avvento del Covid, nessuno ha ancora parlato di implementarli in misura significativa.

L’esperto spiega: “Quando i posti mancano, la regola è dare la precedenza a chi ha più probabilità di farcela. Ma oggi questo criterio assume risvolti paradossali. Oggi di Covid muore solo chi vuole morire. Molti dei pazienti che curiamo sono giovani, hanno passato il primo anno di pandemia a negare il Covid e il secondo a rifiutare i vaccini. Accanto a loro c’è una parte di vaccinati con un’età molto avanzata e fattori di rischio importanti. Dare la precedenza a chi ha più chance di farcela vuol dire mettere i no vax davanti ai vaccinati“. Per età, ovviamente, la priorità va data a chi – a parità di possibilità di farcela – è più giovane: sia egli vaccinato o no. Questo, fino ad oggi, ha prescritto la deontologia medica. A ciò bisogna aggiungere un’altra questione: il vaccino anti Covid, come ripetuto più e più volte dai medici, non tutela dall’infezione – anche chi è vaccinato può infettarsi e contagiare al pari di chi non lo è – ma riduce drasticamente la possibilità di finire in terapia intensiva. Pertanto – la domanda è lecita – se una persona vaccinata con due o tre dosi finisce in rianimazione, forse qualcosa non sta funzionando come dovrebbe.

Ma il dottor Riccio puntualizza che – a suo dire – chi non si è voluto vaccinare, occupa abusivamente un posto che dovrebbe essere lasciato libero per altri malati: “Cosa diciamo a chi attende per operarsi di tumore, che il suo letto è bloccato da una persona che non si è voluta vaccinare? Come ha detto Mattarella, vaccinarsi è un dovere etico. A mio parere dovrebbe essere inserito nei criteri di priorità per le cure”. L’atteggiamento di Riccio non è dissimile da quello della dottoressa Ilaria Capua che, tempo fa, ha avanzato la proposta di far pagare ai no vax di tasca propria le spese per il loro eventuale ricovero in terapia intensiva. Ad oggi il Governo non ha ancora preso in considerazione queste proposte provenienti da medici, da coloro che hanno fatto giuramento di curare tutti a prescindere dalle convinzioni personali, religiose o etiche.

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