Mimmo Lucano, simbolo dell’accoglienza, i giudici spiegano la condanna: “Non gli importava nulla dei migranti”

Il Tribunale di Locri ha condannato Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, da molti considerato simbolo dell’accoglienza. Ben diversa l’opinione dei giudici.

Mimmo Lucano/Facebook

Da molti, da anni, è considerato il simbolo dell’accoglienza dei migranti, un modello da prendere ad esempio, colui che ha saputo riportare i giovani e la freschezza a Riace. Del tutto diversa la sentenza dei giudici del Tribunale di Locri che hanno condannato a 13 anni e 2 mesi Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace. “Lucano ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza a beneficio della sua immagine politica” – ha scritto  Fulvio Accurso, presidente del Tribunale di Locri che, in 904 pagine, spiega le motivazioni della condanna. Secondo i giudici l’ex sindaco era lo “Zar” di Riace, decideva lui chi doveva lavorare e chi no: amici e collaboratori che lui sceglieva personalmente in cambio del loro sostegno elettorale.

Il suo modello di accoglienza, tanto elogiato da molti – tra cui il movimento delle Sardine e  padre Zanotelli che, dopo la condanna, iniziò un digiuno di protesta – secondo i giudici non era proprio così come appariva. Grazie ai soldi destinati all’accoglienza avrebbe ospitato illecitamente degli amici. E sempre con quei soldi – soldi pubblici destinati ai migranti – avrebbe acquistato 60 paia di lenzuola per suddetti amici: “Se restano le lenzuola ormai le mettiamo per i rifugiati, ormai che dobbiamo fare?” – disse Lucano ai suoi collaboratori intenti a preparare le abitazioni per gli ospiti. Frase che, secondo il Tribunale di Locri, denota tutto il disinteresse di Lucano verso i migranti e la questione intera dell’immigrazione. Per lui ciò che contava era trattare bene i suoi amici provenienti dal Nord. “Totale disinteresse di Lucano per i migranti, il suo pensiero preminente era fare bella figura con i suoi ospiti con i soldi dei migranti… il sistema dell’accoglienza è diventato un comodo paravento dietro cui occultare le sottrazioni di denaro pubblico” – si legge nelle motivazioni della sentenza. Da quanto emerso, solo tra il 2014 e il 2017 sarebbero stati sottratti  2.414.041,66 milioni di euro per fini privati tra cui l’acquisto di case e di un frantoio.

Eppure Lucano non ha mai dato un’immagine sfarzosa di sé, tutt’altro ci ha sempre tenuto ad apparire uomo del popolo, dalla vita modesta. Ma secondo i giudici anche questa sarebbe stata una farsa. Una farsa di cui – stando alle intercettazioni – l’ex sindaco si sarebbe pure vantato con i suoi intimi. Lucano si vantava di essere stato così scaltro nell’attuare quella sotterranea accumulazione di beni senza destare alcun sospetto in quanto aveva avuto l’astuzia di non intestarsi nulla. Sul suo conto c’erano, sì e no, 800 euro quando lui ne aveva messi via almeno 800mila per fare la bella vita dopo la fine del mandato. “Si sentiva di aver attuato una simulazione perfetta tanto da realizzare sostanziosi profitti che – per come si coglie dalle sue stesse parole pronunciate a voce bassa – non erano per nulla destinati ai migranti ma ad assicurargli un futuro tranquillo” – scrivono i giudici. E non è ancora tutto:  Mimmo Lucano avrebbe anche raggirato la Siae, la Società Italiana degli Autori ed Editori, quando in qualità di pubblico ufficiale, Sindaco del Comune di Riace, nello svolgimento delle sue funzioni, ha rilasciato una falsa certificazione alla SIAE. In particolare, al fine di non pagare i diritti per i concerti estivi regolarmente svoltisi nel 2015 a Riace, attestò falsamente, che tali manifestazioni non si erano svolte.

 

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