Chiesto il carcere per chi va all’estero per utero in affitto

Punire le coppie che vogliono accedere alla fecondazione eterologa o alla maternità surrogata all’estero. Una proposta destinata a far discutere.

Getty Immages/Sean Gallup

Dopo aver ostacolato l’approvazione del Ddl Zan, con tanto di esultanze da ultrà in aula, il senatore della Lega Simone Pillon è tornato a difendere a spada tratta la famiglia tradizionale. La sua nuova battaglia è contro il “turismo riproduttivo”. Il fondamentalista cattolico Pillon è infatti pronto ad impedire con tutte le sue forze i viaggi delle coppie per il cosiddetto “utero in affitto”, verso paesi nei quali la maternità surrogata e la fecondazione eterologa sono pratiche consentite.

Lo strumento scelto da Simone Pillon per portare avanti questa sua battaglia è quantomeno discutibile: il senatore vuole infatti inserire un emendamento che punisca questa pratica nella legge di bilancio. È poco chiaro cosa leghi questa crociata del leghista al bilancio dello Stato, ma Pillon è pronto a tutti i costi a difendere i valori della famiglia tradizionale, usando anche mezzi non consoni.

L’emendamento presentato dal leghista è firmato anche dai colleghi Faggi, Ferrero, Testor e Tostatto. È inoltre un emendamento segnalato dalla Lega, ovvero una delle richieste di modifica del testo della legge di bilancio, fondamentale per il partito di Salvini. Il testo è composto da cinque punti. Nel primo punto, i firmatari propongono di includere nel codice penale le sanzioni e i divieti previsti dalla legge sulla fecondazione assistita. Così facendo, si renderebbero le condotte sanzionate dalla legge dei veri e propri reati penali. Inoltre, vi sarebbe un innalzamento delle pene per coloro che “realizzano, organizzano, o pubblicizzano la commercializzazione di embrioni o gameti o la surrogazione di maternità”. Anche nei paesi in cui queste pratiche sono legali. Per questi individui, in Italia vi sarebbe la reclusione da 3 a 6 anni, oltre a una multa che va dagli 800.000 euro al milione di euro.

Non è tutto. Il terzo punto della proposta del senatore Pillon comporta il divieto per l’ufficiale di stato civile di trascrivere o iscrivere degli atti di nascita che riportano due persone del medesimo sesso o più di due persone, seppur di sesso diverso. Quindi, se l’emendamento fosse approvato, le anagrafi del comune non potrebbero più legittimare i figli di coppie omosessuali, le quali hanno optato per l’utero in affitto all’estero. Tale pratica però accade in vari comuni, in mancanza di una precisa normativa. Oltre a ciò, coloro che dichiarano la propria maternità o paternità su un minore dovrebbero dunque autocertificare il proprio legame biologico con il minore.

Va detto che è poco probabile che l’emendamento leghista superi l’esame del Senato, in quanto è palesemente estraneo alla materia della manovra e in quanto sarà difficile che trovi dei voti necessari per essere approvato. Qualora invece Pillon riuscisse nel suo intento, il senatore farebbe spendere allo stato 2 milioni di euro ogni anno, al fine di assicurarsi che gli Uffici Anagrafe verifichino le informazioni fornite, evitando aggiramenti della normativa. Tali soldi andrebbero sottratti al Fondo Sociale per l’Occupazione e la Formazione. Dunque, per il leghista, la priorità italiana non è il tasso di disoccupazione, bensì ostacolare la natalità. Questo in un paese che, per i recenti dati Istat, nel 2020 ha avuto il record negativo di nuove nascite dall’Unità d’Italia.

Impostazioni privacy