Milano, l’assessore fa cambiare la targa sulla porta “Sono una donna, scrivete assessora”

L’assessore Dem Gaia Romani ha fatto cambiarela targa affissa sulla porta del suo ufficio. A suo dire è importante usare il linguaggio sessuato. 

Ogni giorno, in tutto il mondo, più di una donna viene uccisa, picchiata, violentata, molestata. Difendere i diritti delle donne – anzi, di ogni essere umano – è fondamentale. Le ingiustizie che una donna deve subire sono ancora moltissime, tra cui la disparità salariale in moltissimi lavori. ognuno di noi può e deve fare qualcosa. C’è chi sceglie di far approvare leggi sulla legittima difesa o contro il reato di stalking e chi, invece, pensa sia fondamentale ripartire da un nuovo linguaggio: il linguaggio sessuato. A Palazzo marino, sede del Comune di Milano, l’assessore Gaia Romani – 25enne in quota Partito Democratico – ha pensato fosse cruciale fare cambiare la terga sffissa sulla porta del suo ufficio. E, così, la scritta “assessore” è stata sostituita con quella “assessora”.

La giovane Dem – attaccata e presa in giro sui social per questa sua scelta da lei ritenuta prioritaria – ha spiegato: “Ho chiesto di sostituire la targa sulla porta del mio ufficio perché il cambiamento parte dalle piccole azioni. E’ un messaggio a cui tengo molto e quindi eccoci qui, pezzo er pezzo“. Questo piccolo gesto della Romani non è risultato gradito all’Opposizione. La consigliera comunale del Carroccio, Silvia Sardone, ha fatto notare che ci sarebbero battaglie più importanti – a suo dire – da combattere come il divario salariale tra uomini e donne a parità di competenze. Sardone ha puntualizzato: “Mi piacerebbe parlare di gap salariale considerando che lo scarto nello stipendio netto mensile, a cinque anni dal conseguimento della Laurea magistrale, è di oltre 500 euro tra uomini e donne. E appena il 18% delle posizioni regolate da un contratto da dirigente è occupato da donne, una percentuale che negli ultimi dieci anni è cresciuta di apena lo 0,3%”. Spesso è proprio uno stipendio insufficiente a non permettere ad una donna di lasciare un marito o compagno violento e andare via di casa con i propri figli. Sardone ha poi concluso mettendo il dito in una tematica molto vicina al PD il velo islamico. Fino a poco tempo fa a Palazzo Marino sedeva anche una consigliera che indossava l’Hijab: Sumaya Abdel Quader la quale, erò, ha sempre precisato d’indossare il velo er sua libera scelta. “Sarebbe importante anche parlare della violenza sulle donne che osano ribellarsi al velo islamico” – le parole della consigliera della Lega.

Al di là delle contrapposizioni con la Lega – che non stupiscono – va sottolineato che la scelta dell’assessore Gaia Romani di usare un liguaggio sessuato che rimarca le differenze tra maschile e femminile va nella direzione opposta della cancellazione delle differenze e del “gender fluid” promosso da esponenti e sostenitori del suo stesso partito. Di recente all’Università di Pisa un collettivo studentesco di Sinistra ha proposto di rendere i bagni neutri e non più suddivisi in bagni per donne e bagni per uomini. La giornalista Michela Murgia, tempo fa, inisistette sull’importanza di sostituire le vocali con una nuova lettera che cancellasse le differenze di genere accusando l’Italiano di essere una lingua sessista.

 

 

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