Michela Murgia pensa che l’italiano sia una lingua razzista. E inizia a cambiare le desinenze

Non si fermano le battaglie della scrittrice Michela Murgia: questa volta porta ha deciso d’ inserire la vocale schwa in un pezzo del giornale L’Espresso.

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Michela Murgia Facebook

La questione del “genere”o “gender” continua a fare discutere a partire dal DDL Zan non ancora approvato. E la battaglia si è ben presto trasferita dalle Aule del Parlamento al vocabolario. Già perché la polemica ora incalza anche su una vocale che nella lingua italiana non esiste: la vocale schwa. Secondo alcuni dovrebbe essere aggiunta al vocabolario italiano in quanto segnale di inclusione. E a riportare l’attenzione sul problema della carenza linguistica è stata la scrittrice Michela Murgia che – in un articolo pubblicato su L’Espresso – ha inserito una “ə” che poi altro non sarebbe che una “e” ribaltata. L’articolo di Murgia, di fatto, rappresenta, il primo utilizzo giornalistico di una vocale che ad oggi in Italiano non esiste e il cui scopo è evitare di creare una distinzione tra maschi e femmine nell’ottica di un genere maggiormente fluido. “L’italiano inclusivo, secondo questa proposta, introduce semplicemente una nuova vocale al singolare e una al plurale per declinare le parole in modo inclusivo, ovvero non connotato per genere” – si legge sul blog dedicato alla questione gender. In pratica la scrittrice taccia la nostra lingua di non essere ancora sufficientemente inclusiva e rappresentativa di tutti i generi che – a suo dire – sono ben più di due.

Ma la questione non finisce qui. Infatti Michela Murgia ha inserito la vocale schwa in un pezzo in cui viene attaccata la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. In pratica Murgia asserisce che sia impossibile essere femministe e sostenere Meloni “Il grande equivoco del femminile scambiato per femminismo. Una donna a capo di un partito che affonda le sue radici nella tradizione fascista  non dovrebbe compiacere nessunə che abbia a cuore l’emancipazione femminile” – le parole di Murgia.  Eppure Giorgia Meloni, ad oggi, è l’unica donna ad essere a capo di un partito in Italia rappresentando, in un certo senso, un bellissimo esempio di maggiore inclusività.

 

 

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