Roma, casa popolare assegnata ai Rom, gli altri inquilini non li fanno entrare. E loro chiamano i Carabinieri

Una coppia di anziani rom ha ottenuto un alloggio popolare a Roma. Tuttavia, non sentendosi ben accetti, dicono di aver paura.

Getty Immages/Dan Kitwood

Purtroppo i pregiudizi nei confronti della comunità rom sono duri a morire. Spesso balzano agli onori della cronaca a causa di occupazioni abusive di altrui proprietà, come accaduto qualche settimana fa a Roma dove un’anziano, rientrando da alcune visite mediche, ha ritrovato casa sua occupata da una donna, un cane e altre cinque persone. Non è chiaro se si trattasse di rom oppure no. Fatto sta che il poverino ha dovuto attendere quasi un mese prima di rientrare nella sua proprietà. Sempre a Roma una anziana coppia rom, Zera e Nhao, rispettivamente di 78 e 79 anni, avevano ottenuto regolarmente un alloggio popolare nel quartiere San Basilio. I due provenivano dal campo di via Salviati e non vedevano l’ora di avere un’abitazione. Ma, al momento, di entrare nella loro nuova casa hanno trovato una brutta sorpresa:  la serratura del portone di accesso alla scala del palazzo era stata cambiata dagli inquilini. Non solo: ai tentativi dei due anziani di entrare,  gli inquilini si sono riversati nel cortile per mandarli via. A quel punto Zera e Nhao, accompagnati da uno dei loro figli e dall’ufficio speciale rom e sinti del Campidoglio, hanno chiamato i Carabinieri. Il figlio Najo – che era lì con i due anziani genitori – ha raccontato che l’abitazione serviva non solo alla madre e al padre ma anche a suo fratello Miki, un uomo di 62 anni affetto da disabilità. “La scorsa settimana sono venuti a vederla per firmare l’assegnazione, sono entrati e usciti senza problemi. Ora il portone ha un’altra serratura e non sappiamo se la casa è occupata da qualcun’altro o meno, perché le Forze dell’Ordine non entrano” – ha puntualizzato Najo.

Gli inquilini dello stabile si sono giustificati spiegando che hanno dovuto sostituire la serratura perché una chiave si era rotta dentro. Ma non hanno mancato di puntualizzare che due dei 40 alloggi di quel palazzo sono già stati assegnati a famiglie straniere che loro hanno accolto senza problemi. Ora, tuttavia, preferiscono che non entrino altri stranieri: “Abbiamo già accolto due famiglie straniere e secondo noi abbiamo dato, adesso basta. Una di origini romene e una dal Perù, e li abbiamo accolti bene. Ma abbiamo paura e non ci fidiamo sappiamo bene come vanno queste cose, non entra solo la coppia di anziani, ma si porteranno dietro un gruppo di ‘zozzoni’ come loro”.

Gli agenti di Polizia e dei militari dell’Arma accorsi sul posto, hanno lavorato principalmente per sedare gli animi ma gli inquilini non sono arretrati di un millimetro, fermi sulle loro posizioni e preoccupati, anche, di doversi sobbarcare le spese per i lavori di manutenzione di quell’alloggio che, così com’è al momento, è inagibile. Uno dei presenti lì nel cortile ha sostenuto:  “Non siamo razzisti ma queste case cadono a pezzi, Ater sono 60 anni che non si fa vedere da queste parti e siamo noi a fare i lavori di manutenzione nei giardini e nelle scale”. L’addetto dell’ufficio speciale capitolino per il piano rom ha specificato che questo alloggio  rientrava in un accordo di “autorecupero”: gli assegnatari pagano di tasca loro i lavori di manutenzione, che sembrano ingenti in questa casa rimasta disabitata da tempo, per poi scalare il costo dagli affitti. Il figlio dell’anziana coppia rom ha proseguito: “Oggi siamo venuti proprio per quantificare i lavori da fare. Ma se non si parla prima con le persone e non si spiega loro che chi è assegnatario ne ha diritto, ecco cosa accade”. Alla fine Zera e Nhao se ne sono andati ma non intendono rinunciare alla loro casa: “Anche se abbiamo un po’ paura a stare qui” – ha concluso la 78enne.

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