Migranti, se Matteo Salvini ha commesso un reato è responsabile anche Conte, dice l’ex pm Nordio

L’ex magistrato Carlo Nordio interviene sulla vicenda della fondazione Open e sulla pubblicazione dell’estratto conto dell’ex premier Matteo Renzi da parte di un quotidiano nazionale.

Getty Immages/Elisabetta Villa

Il caso Open, la fondazione dell’ex premier Matteo Renzi, torna a far discutere. Sulla questione è intervenuto l’ex magistrato Carlo Nordio. Nordio – in un’intervista al Giornale – ha definito tutta la vicenda un processo politico: “Questo è il primo, e unico, processo politico della nostra storia repubblicana. Da Tangentopoli in poi sono stati inquisiti molti politici, ma sempre per reati specifici, ancorché connessi alla loro attività politica. Qui invece la magistratura si attribuisce la funzione di decidere cosa sia un partito e cosa no. E questa è politica pura”. In concomitanza, Il Fatto Quotidiano – quotidiano nazionale diretto dal giornalista Marco Travaglio – ha pubblicato l’estratto conto di Matteo Renzi, l'”innominabile”. Anche su questo punto Nordio si schiera con l’ex Presidente del Consiglio: “Una cosa indegna, ma dovremmo esserci abituati. Da anni le intimità delle persone, anche quelle più delicate, finiscono sui giornali. Va detto che Renzi, quando era al Governo, non ha fatto molto per cambiare questa situazione”.

Riguardo il caso Open, l’ex pm difende il leader di Italia Viva in quanto – puntualizza – Renzi, o meglio la fondazione di Renzi, ha ricevuto finanziamenti dichiarati su cui l’ex primo ministro ha regolarmente pagato le tasse. Pertanto – secondo Nordio – non è stato commesso alcun reato. Il reato ci sarebbe se e solo se Open, da fondazione venisse trasformata in partito. Ma – ribadisce l’ex magistrato – non spetta alla magistratura decidere cosa è o non è un partito. E quello su Open non sarà l’unico processo politico a detta di Nordio. Altri due vedranno alla sbarra personaggi politici di spicco in qualità di testimoni e, in un caso, di imputati: il processo contro Salvini e quello contro Palamara. “Il primo sarà quello a Palermo a Salvini. Lì saranno chiamati Conte e altri ministri di allora. A Conte sarà chiesto se sapesse o meno della decisione di Salvini di bloccare i migranti. In quanto garante dell’indirizzo politico del Governo, il premier aveva il dovere non di dissociarsi ma di intervenire attivamente se uno dei suoi ministri stava commettendo un reato. E poiché non impedire l’evento che si ha il dovere giuridico di impedire equivale a cagionarlo Conte dovrebbe coerentemente esser chiamato a risponderne. Il secondo è il dibattimento a Perugia su Palamara. Saranno citati numerosi testimoni, tutti altissimi magistrati e componenti, o ex componenti del Consiglio superiore della magistratura. Cosa possa emergere sul sistema che Palamara ha già descritto nel suo libro, e di cui lui era solo un piccolo ingranaggio, è facile capire. Rischia di essere un bagno di sangue”. Infine un piccolo inciso dell’ex pm sulla questione tanto discussa dell’immunità parlamentare: “L’immunità parlamentare era stata prevista da costituenti come De Gasperi, Togliatti, Saragat e Nenni, e garantiva la carica proprio dalle interferenze anomale del terzo potere, che vediamo da vent’anni. Abolirla è stata una follia” – ha concluso Nordio.

 

 

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