Lavoratori costretti a restituire i soldi “Pulizia e bellezza non sono nella loro cultura”

Il presidente di Grafica Veneta, colosso italiano finito agli albori delle cronache per lo sfruttamento dei dipendenti, ha espresso opinioni molto pesanti sugli operai.

Accusava i giovani italiani di non aver voglia di lavorare salvo poi finire indagato per sfruttamento dei lavoratori. Lui è Fabio Franceschi, presidente di Grafica Veneta, colosso italiano della stampa e della rilegatura. Franceschi, nei mesi scorsi, finì al centro di un’inchiesta giudiziaria per le condizioni imposte ai lavoratori insieme a Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, rispettivamente amministratore delegato e direttore dell’area tecnica di Grafica Veneta. Questi ultimi, pochi giorni fa, hanno patteggiato sei mesi di reclusione – commutati in una sanzione di 45mila euro ciascuno – per il reato di sfruttamento del lavoro.  Le indagini erano scattate nel 2020, quando i Carabinieri trovarono alcuni pakistani abbandonati in strada, imbavagliati e con le mani legate. Dalle indagini emerse un quadro raccapricciante: umiliazioni e ricatti nei confronti di 11 lavoratori pakistani, dipendenti per di Bm Services,ditta con sede in Trentino in subappalto a Grafica Veneta. Gli 11 operai pakistani venivano costretti a sobbarcarsi turni massacranti e ad accettare stipendi decurtati con sistematici prelievi dal bancomat. Al minimo cenno di ribellione seguivano anche violenze fisiche. Secondo gli inquirenti i vertici di Grafica Veneta erano a conoscenza dei maltrattamenti ai danni dei lavoratori e per questo il 26 luglio sono scattati gli arresti domiciliari.

Invece di chiedere scusa e cospargersi il capo di cenere Franceschi – intervistato da La Stampa – ha asserito: “Pachistani nella mia azienda non ne voglio più” – aggiungendo  inoltre che le accuse di sfruttamento erano false, sebbene i suoi collaboratori abbiano patteggiato una pena di 6 mesi. Ma Franceschi ha una risposta a tutto: Pinton e Bertan – a suo dire – avrebbero patteggiato su consiglio degli avvocati per poter tornare operativi al più presto e non bloccare l’attività produttiva del colosso della grafica. In merito alle violenze fisiche subite dagli operai, ha dichiarato: “Sicuramente qualcosa ci sarà, perché quella è gente molto violenta. Però la mano sul fuoco non la metterei. Parliamo di prognosi di tre giorni al pronto soccorso“. Già queste parole potrebbero sembrare piuttosto pesanti. Ma Franceschi non si è fermato qui e sul fatto che i lavoratori pakistani vivessero ammassati ha aggiunto quella che potrebbe sembrare una battuta se non fosse che non fa ridere: “Loro sono un po’ così, pulizia e bellezza non è che facciano parte della loro cultura. Comunque vivevano in 8 in una casa grande, 2 in una stanza. Neanche male”.

 

 

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