Francesco ed il suo compagno, problemi con la droga fino al collo. Ma ci sono i soldi della Diocesi

Don Francesco Spagnesi, sacerdote della parrocchia dell’Annunciazione a Prato, era l’organizzatore di festini particolari a base di cocaina e Gbl, la droga dello stupro

Don Franscesco Spagnesi
don Francesco Spagnesi/Facebook

Conosciamo tutti il detto “predica bene e razzola male” ma qualcuno ha deciso di metterlo in pratica alla perfezione: don Francesco Spagnesi parroco di Prato mentre di giorno era impegnato a dire messa, la notte si riuniva insieme al suo compagno per organizzare festini hard a base di droga. Il prete era sacerdote della parrocchia dell’Annunciazione situata nella zona ovest della città, nel quartiere della Castellina e da diverso tempo faceva uso di sostanze, tanto da chiedere un anno di congedo al vescovo della città, il monsignor Giovanni Nerbini, per “motivi di salute”. Quest’ultimo non aveva immaginato si trattasse di tossicodipendenza ma pensava ad un “disagio personale”; quando poi il prete ha confessato la sua malattia, il vescovo gli aveva imposto un percorso di riabilitazione fisica e psicologica. Di certo non si immaginava la gravità della situazione venuta a galla grazie alle indagini degli inquirenti, che sono arrivati a lui partendo proprio dal suo compagno Alessio Regina 40enne di Prato.

Le indagini della Procura, guidata da Giuseppe Nicolosi, hanno portato alla scoperta dei traffici dei due uomini che compravano cocaina e Gbl, la famosa droga dello stupro, dall’Olanda attraverso dei siti internet, e poi la “smerciavano” agli ospiti dei loro party privati. Sul telefono del prete circa 200 numeri di telefono riconducibili agli invitati, “adescati” su siti di incontri. Come se non bastasse la procura ha scoperto che i soldi utilizzati per acquistare le sostanze stupefacenti provenivano in parte dalle casse della Diocesi, e in parte direttamente dalle offerte dei fedeli; alcuni di loro hanno anche dichiarato che il parroco nell’ultimo periodo chiedeva denaro sempre più insistentemente per donarlo, a detta sua, ad alcune famiglie di fedeli in difficoltà. Un piano ben orchestrato quello di don Francesco, che ora però si trova agli arresti domiciliari insieme al suo compagno con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e appropriazione indebita. “Sono notizie che un padre Pastore non vorrebbe mai avere e che colpiscono l’intera Diocesi” ha commentato il monsignor Nerbini “in questo momento voglio farmi vicino particolarmente alla comunità parrocchiale della Castellina, condividendone la sofferenza e il disagio”. Purtroppo non è raro leggere di situazioni del genere, che a volte colpiscono anche personaggi famosi come Diego Dalla Palma che ha raccontato poco tempo fa la sua gioventù e il traumatico incontro con il prete della sua città.

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