Suicidio: per il Ministro Speranza è tempo che il Servizio Sanitario presti assistenza per la sua attuazione

Roberto Speranza risponde con una lettera alla richiesta di un uomo che nei giorni scorsi aveva chiesto che le Asl potessero garantire il suicidio assistito. Il Ministro della Salute: “la sentenza della Consulta non può essere ignorata.”

Roberto Speranza
Roberto Speranza/Facebook

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, risponde sulla Stampa alla lettera pubblicata sullo stesso quotidiano, da un uomo di 43 anni che richiede che le Asl possano garantire il suicidio assistito. In un’altra lettera Speranza risponde all’uomo rilanciando anche la necessità e l’urgenza di una legge in materia di fine vita, sollecitata da una sentenza della Consulta. La quale Corte “ha stabilito che una persona, qualora ricorrano i requisiti che il comitato etico competente deve verificare, ha il diritto di chiedere a una struttura pubblica del servizio sanitario l’assistenza al suicidio medicalmente assistito”. In poche parole, le Asl.

L’uomo aveva scritto “voglio morire con dignità, vi prego, ora lasciatemi andare”. Il ministro gli risponde e inizia così: “Caro Mario, desidero anzitutto esprimerLe il mio profondo rispetto per la dignità con la quale sta affrontando la sua dolorosa condizione e sta cercando di ottenere una risposta dal Sistema Sanitario pubblico

Secondo il ministro Speranza, la lettera dell’uomo meritava assolutamente una risposta. Poi garantisce che continuerà a lavorare in merito: “ora continueremo a lavorare in silenzio, per ciò che il governo può fare nell’ambito delle sue competenze, per consentire l’applicazione più uniforme possibile, al di là di ogni legittima posizione politico-culturale, della sentenza della Corte Costituzionale, nel rigoroso rispetto dei requisiti molto chiari e stringenti che essa ha stabilito. Il ministro aggiunge di essere convinto dell’urgenza di questo intervento: “sono personalmente convinto da tempo della necessità e dell’urgenza di un intervento legislativo in materia, da ministro ho mantenuto, pertanto, la posizione di principio che su materie come questa non ci possa essere alcuna iniziativa del governo che scavalchi o surroghi il ruolo del Parlamento.”

La sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale  continua Speranza – prendendo atto di uno stallo legislativo che si trascina da anni e pur auspicando una più organica regolazione della materia da parte del Parlamento, ha introdotto un fatto nuovo, rendendo non più punibile, chi ’agevola l’esecuzione del proposito di suicidio”. Per questo i giudici hanno  “stabilito che una persona – a determinate condizioni che un comitato etico competente deve verificare – ha il diritto di chiedere a una struttura pubblica del servizio sanitario l’assistenza al suicidio medicalmente assistito”, nelle Asl.

Speranza conclude la sua lettera così: “l’attesa e l’auspicio di una legge non possono perciò esimere tutti, quali che siano le diverse legittime posizioni su un tema così delicato, dal prendere atto che la sentenza della Consulta non può essere ignorata” e per questo deve essere attuata, così come è compito del Ministro superare i problemi “che rischiano di ostacolare l’attuazione della sentenza della Consulta o di produrre una sua applicazione non omogenea nei diversi territori”.

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