Martina? Una persona meravigliosa, costretta a girare travestita, dice una malata di Sla

A difendere Martina Ciontoli dall’attacco dei media è intervenuta Stefania, malata di Sla accudita da Martina da anni.

Martina Ciontoli Sla

Tutta la famiglia Ciontoli è stata condannata per l’omicidio di Marco Vannini, morto nel maggio del 2015 quando, a casa della famiglia della fidanzata a Ladispoli, un proiettile lo ha colpito alla schiena.
I social e i media in questi anni si sono concentrati in particolare sulla figura di Martina, la ragazza di Marco, che è stata additata come una fredda assassina, una spietata criminale, una poco di buono. A parlare di lei per la prima volta, però, è arrivata Stefania, donna di 62 anni malata di Sla accudita proprio dalla ragazza e che ha raccontato una Martina diversa da quella descritta dai media: dolce, premurosa e sempre attenta alle esigenze degli altri. Ecco le sue parole.

Che Martina assistesse da molti anni una malata di Sla nemmeno si sapeva. Questo anche perché la ragazza non ha mai voluto farne un vanto. Nessuno sapeva che quella ragazza, condannata a 9 anni e 4 mesi per concorso in omicidio volontario in carcere a Rebibbia, in questi anni ha portato gioia e serenità in casa di una malata di Sla. Martina non l’ha voluto raccontare per non impietosire gli stessi media che però l’hanno trattata come una vera e propria criminale dal sangue freddo, capace di rifarsi una vita subito dopo la perdita del suo fidanzato.
Ma la Martina di questi anni è una Martina diversa, almeno per Stefania, che ha raccontato chi è stata veramente in questi anni, tra apprensione e paura del carcere.

Stefania, malata di Sla accudita da Martina

Uno dei grandi problemi della Sla è che interrompe la comunicazione: i malati, arrivati ad un certo stadio, non sono più in grado di usare la voce. Stefania, che prima di scoprire la malattia nel 2015 era una grafica di successo con due figli, un compagno, e una vita appagante, è arrivata al punto di non riuscire a comunicare nemmeno muovendo gli occhi. Solo una tabella le è rimasta, sulla quale sono indicate le lettere dell’alfabeto. Certo, difficile comunicare in questo modo. Ma non per Martina. “Quando Martina è arrivata abbiamo stabilito subito una forte sintonia, lei è stata in grado di leggere velocemente, di capirmi, è stato tutto molto intenso“, racconta oggi Stefania. “Martina, col suo lavoro svolto con passione, mi ha aiutato in momenti difficili, soprattutto quelli del mio peggioramento“, continua, raccontando come la ragazza le abbia organizzato la prima uscita al mare nonostante le difficoltà. “Mi ha fatto risentire dopo tanto tempo i sapori della cioccolata, della frutta, del gelato, della mozzarella… cose che un malato di Sla non può più sentire. Insieme guardavamo i film e ascoltavamo la musica e mi ha fatto ballare appesa al sollevatore!

“Martina non è la persona descritta dalle tv”

Martina non è la persona che viene descritta dalle tv. È arrivata qui mandata da una cooperativa tre anni fa. Aveva 22 anni, un anno in meno di mia figlia Marta“, continua a raccontare Stefania. All’inizio Stefania e le figlie non sapevano chi fosse Martina, la famiglia è stata informata dopo tempo dalla cooperativa. Ma la scoperta non ha fatto cambiare idea a Stefania sulla ragazza: già si era innamorata di lei. “Un giorno proprio Martina mi ha chiesto se sapessi di lei, della storia di Marco. Io le ho risposto di sì. Lei allora mi ha risposto: ‘E perché mi hai presa?’. ‘Perché sei brava’, le ho detto“.

Martina, la paura della sentenza

Prima della condanna Martina aveva molta paura: “‘Cosa mi faranno?’. Noi la consolavamo: ‘Sei giovane’, le dicevamo… ma sapevamo già come sarebbe finita“, racconta Susanna, la sorella di Stefania. “Dopo la sentenza dell’appello bis ci ha detto che non sarebbe più venuta, non voleva più alzarsi dal letto la mattina. Allora Stefania le ha detto: ‘Se non vieni più ad assistermi, mi lascio andare. Smetto di lottare’. E alla fine Martina ha continuato a venire. Avevano in programma di andare di nuovo al mare e invece…“, spiega Susanna, svelando anche come la ragazza per non farsi riconoscere faceva tutti i giorni il tragitto da casa propria a casa di Stefania travestita.

Il commento di Susanna è amaro: “Se all’epoca avesse avuto la preparazione infermieristica che ha oggi, la storia di quella notte sarebbe stata riscritta“, afferma infatti, “Si dedicava a questa professione in modo incredibile. È bravissima, faceva operazioni complesse. Assistere un malato di Sla è molto impegnativo. So che in carcere le concederanno di proseguire un corso di specializzazione, sono contenta“.
La speranza è che Martina possa essere affidata alla famiglia di Stefania: “Vorrei che la affidassero a noi, che scontasse la sua pena facendo questo, credo sia molto più rieducativo di un carcere. Noi siamo pronti ad accoglierla, a fare la nostra parte, anche con i carabinieri a cavallo sulla porta di casa, non importa“.

È Stefania a concludere, con un commento amaro: “L’ultima volta che l’ho vista le ho promesso che sarò forte e lei l’ha promesso a me. Ma ho paura di non rivederla più“.

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