Vaccini, prestare massima attenzione allo stato di salute e alla compilazione della scheda

I diversi casi di reazioni avverse alla somministrazione di vaccini anti-Covid preoccupano la popolazione: ecco come comportarsi di fronte a reazioni avverse successive alla somministrazione. 

vaccini anti-Covid
Antonio Masiello/Getty Images/Archivio

I diversi casi di morti ritenute sospette perché avvenute in seguito alla somministrazione del vaccino anti-Covid AstraZeneca hanno attirato attenzione sui processi attraverso i quali agisce e funziona la farmacovigilanza a livello nazionale ed europeo. Le reazioni avverse al vaccino – più o meno gravi – sono una possibilità che non si può escludere al 100%: i dati raccontano che si tratta di eventualità piuttosto rare, ma in una fase come questa è bene controllare il percorso e i possibili effetti di ciascuna vaccinazione.

In caso di reazioni sospette è indispensabile accertare che vi sia una chiara relazione causale tra il problema accusato e la vaccinazione ricevuta: l’assenza di un nesso causa-effetto risalire alle eventuali controindicazioni di un vaccino diventa sostanzialmente impossibile. Non spetta al singolo cittadino stabilire la relazione tra la somministrazione del farmaco e le eventuali reazioni avverse: il vaccinato può segnalare – così come sono tenuti a farlo i membri degli staff sanitari – reazioni apparse in seguito alla somministrazione.

Tanto il singolo vaccinato, quanto il medico o infermiere vaccinatore, sono chiamati a compilare una scheda nella quale vengono raccolte dettagliate informazioni circa il paziente, il suo stato di salute, le tempistiche relative alla sua vaccinazione e le reazioni riscontrate, che verrà inoltrata alle autorità preposte. Questo rappresenta il primo, indispensabile passaggio affinché la macchina della farmacovigilanza si metta in moto; l’obiettivo finale è chiarire le cause di un effetto avverso che possa riguardare ogni singolo vaccinato.

E’ evidente che le polemiche e le incertezze sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca hanno accresciuto dubbi e timori nella popolazione, oggi più scettica nei confronti del trattamento anti-Covid realizzato dall’azienda farmaceutica anglo-svedese. L’allarme a livello europeo è rientrato – anche se con diversi distinguo: alcuni Paesi hanno deciso di limitare la somministrazione di AstraZeneca a determinate categorie di persone, altre hanno optato per una conferma della sospensione del vaccino – ma la preoccupazione della popolazione rimane elevata, nonostante numeri complessivi di reazioni avverse gravi assolutamente irrisori – e sulla cui correlazione alla somministrazione, per la verità, non vi sono ancora certezze.

La farmacovigilanza – definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come quell’insieme di attività destinate a identificare, comprendere, valutare e prevenire effetti avversi o altri problemi legati all’utilizzo di uno o più farmaci – rimane comunque la strada per accertare al meglio le eventuali problematiche di ogni singolo caso. L’obiettivo è monitorare un determinato farmaco durante la somministrazione clinica, così da confermare o meno eventuali reazioni non desiderate.

Questo perché, per valutare al meglio tutti gli aspetti relativi all’utilizzo di un singolo farmaco, non ci si può limitare all’analisi – pur scrupolosa – dei dati forniti dalle case produttrici. In questo senso la segnalazione spontanea da parte dei singoli pazienti – o operatori sanitari – rappresenta un elemento utilissimo: di fronte a un caso che desta sospetti di nesso causa-effetto tra la somministrazione e la reazione avversa, basta compilare la scheda fornita dalle autorità sanitarie, oppure scaricarla dal sito ufficiale dell’Agenzia Italiana del Farmaco. In alternativa, è possibile inviare, sempre tramite il portale, una segnalazione online.

Le schede inoltrate finiscono nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza dell’Aifa, a sua volta in contatto con una banca dati europea, l’Eudravigilance, coordinata dall’Ema e al centro farmacovigilanza dell’Oms. Attraverso questo sistema, tutte le segnalazioni inviate a livello globale rientrano in un unico archivio situato in Svezia, nella città di Uppsala. L’osservazione, da parte di personale qualificato, del complesso delle segnalazioni permetterà di raccogliere nuove, importanti informazioni sui vaccini anti-Covid.

 

 

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