Banche italiane contro i risparmiatori: nuove tasse e conti correnti a rischio chiusura

Molti istituti di credito italiani stanno intervenendo per chiudere, o disincentivare il risparmio su conti correnti la cui giacenza media sia superiore a 100 mila euro.

 conti correnti oltre i 100 mila euro a rischio chiusura
Nathan Stirk/Getty Images/Archivio

Mentre le nuove norme sui conti correnti, entrate in vigore con l’inizio del 2021, sono intervenute a modificare i criteri con cui le banche possono agire nei confronti dei possessori conti correnti in rosso, novità importanti sembrano preannunciarsi anche sul fronte della gestione della liquidità da parte degli istituti di credito, divenuta sempre più costosa negli ultimi anni a causa della politica monetaria espansiva adottata dalla Banca Centrale Europea, che ha portato i tassi di interesse a raggiungere valori addirittura negativi.

Di fronte a questo mutato scenario, le banche, in Italia come in giro per l’Europa, hanno ora la necessità di disfarsi in qualche modo dei depositi troppo consistenti accumulati sui conti correnti: è in questa direzione che vanno i provvedimenti presi da alcuni istituti di credito operanti sul nostro territorio, che puntano a liberarsi dei conti correnti la cui giacenza media sia superiore alla soglia di 100 mila euro e che siano al tempo stesso privi di qualsiasi forma di investimento o finanziamento. Questi conti, nell’ottica delle banche, cominciano ormai ad essere considerati troppo costosi e di ostacolo nel percorso all’immissione di liquidità nell’economia reale.

La prima banca a intervenire in questo senso è stata Fineco, che con la “Proposta di modifica unilaterale di contratto ai sensi dell’art. 118 del decreto legislativo n. 385/93” ha già informato i propri correntisti della volontà di chiudere i conti correnti con giacenza media a 100 mila euro. Altri istituti, che non hanno tuttavia ancora “minacciato” la vera e propria chiusura dei conti, stanno agendo nel tentativo di disincentivare il risparmio: e se  Bnl si appresta ad addebitare 1000 euro ogni trimestre alle giacenze superiori ai 100 mila euro, Unicredit è invece pronta ad introdurre una commissione di giacenza, mentre Bper è si prepara a minare i conti di nuova apertura di imprese e partite Iva superiori ai 100 mila euro con una rilevante commissione di liquidità. Banco Bpm ipotizza infine un sistema di commissioni proporzionali alle cifre depositate.

Andando a confrontare i dati italiani con quelli di altri Stati, emerge come l’entità dei risparmi dei nostri connazionali risulti maggiore rispetto a quella della gran parte degli altri Paesi europei. E il fatto che Germania e Francia, già nei mesi scorsi, abbiano deciso di adottare tassi negativi sulle giacenze superiori a 100 mila euro – misura che in Italia non è invece applicabile – ha spinto molti risparmiatori tedeschi e francesi a ricorrere a conti correnti italiani.

I dati, in effetti, parlano chiaro: soltanto negli ultimi 12 mesi la giacenza media dei conti correnti italiani è aumentata di quasi 200 miliardi di euro, con il volume di depositi bancari che, nel febbraio 2021, ha raggiunto i 1.746 miliardi. Da qui la scelta della gran parte degli istituti bancari di intervenire per rendere meno allettanti le ricchezze ritenute “sterili” quali i depositi superiori a 100 mila euro con assenza di finanziamenti – mutui o prestiti – o di investimento in prodotti di risparmio gestito o amministrato. La ragione alla base di questo tipo di interventi è presto detta: per le banche la gestione della liquidità sta divenendo progressivamente più onerosa. Su questo tipo di conti, infatti, il costo di gestione è superiore di 24,5 euro trimestrali rispetto al 2019.

Impostazioni privacy