Infermieri e operatori sanitari rifiutano il vaccino Pfizer: sospesi dal lavoro, e senza stipendio

Si mette male per i sanitari che rifiutano di farsi vaccinare: se salta il vaccino, salta pure lo stipendio. A stabilirlo una recente sentenza che sta facendo molto discutere.

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Getty Immages/ Gabriel Kuchta

Il Ministero della Salute informa che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – sono saliti di 18.765 unità e portano il totale a 3.419.616. Nelle ultime ventiquattro ore 551 morti che fanno salire le vittime a 105.879 e 20.601 guariti che raggiungono quota 2.753.083. Totale persone vaccinate: 2.552.563.

I casi attualmente positivi scendono a 560.654, – 2413 rispetto a ieri. I pazienti ricoverati invece salgono e arrivano a 28.428, +379 mentre nelle terapie intensive 3546 assistiti, +36 da ieri.

Covid: niente vaccino, niente stipendio

E’ ancora scontro sul vaccino anti Covid per medici, infermieri e operatori sanitari. Di fatto l’obbligo non c’è e questo mette in serie difficoltà i direttori di aziende ospedaliere che si trovano a fare i conti, talvolta, con percentuali altissime di sanitari no vax. Ma non essendoci una normativa nazionale che obblighi medici e infermieri a vaccinarsi, ogni Regione agisce a modo suo. In Puglia, ad esempio,  il direttore dell’ospedale Perrino di Brindisi, fa trasferire o mette forzatamente in ferie il personale sanitario che rifiuta il vaccino. Un po’ più blandi i provvedimenti presi nel Lazio dove i no vax vengono spostati nei reparti meno a rischio. Qualche settimana fa – in relazione al caso di 15 infermieri dell’ospedale San Martino di Genova che avevano rifiutato il vaccino e ed erano poi risultati positivi al Covid – l’INAIL ha stabilito che anche i sanitari ostili al farmaco hanno diritto al risarcimento per infortunio sul lavoro.

Ben diversa la sentenza del giudice bellunese Anna Travia la quale, senza tanti giri di parole, ha stabilito che se non c’è stata vaccinazione non ci può essere lo stipendio.  La sentenza è inerente al caso di due infermieri e otto operatori sociosanitari che avevano rifiutato di sottoporsi alla somministrazione del vaccino BioNTech-Pfizer lo scorso febbraio e che per questo erano stati sospesi dal lavoro. I dieci sanitari, dipendenti di due case di riposo del Bellunese, erano stati messi in ferie forzate e, sottoposti alla visita del medico del lavoro, erano stati valutati come inidonei al servizio. Questa valutazione clinica aveva permesso ai rispettivi datori di lavoro di allontanare i dieci sanitari no vax dalle loro attività senza stipendio.

I dieci, allora, avevano fatto ricorso in Tribunale sostenendo che la Costituzione garantisce la libertà di scelta vaccinale. Ma il giudice Travia ha dato loro torto. La decisione si è basata sul fatto che, in seguito alle vaccinazioni, si è registrato un drastico calo dei decessi tra le categorie più a rischio come il personale sanitario e gli ospiti delle case di riposo. E, a titolo emblematico, è stato riportato l’esempio di Israele, primo Paese al mondo per numero di persone vaccinate. Anche i due avvocati Innocenzo Megali e Silvia Masiero, che hanno assistito le Rsa bellunesi responsabili dell’allontanamento dei dieci sanitari, hanno spiegato: “Nessuno mette in dubbio la libertà di scelta vaccinale ma in questo caso prevale l’obbligo del datore di lavoro di mettere in sicurezza i suoi dipendenti e le parti terze, cioé gli ospiti delle case di riposo”.

 

 

 

 

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